Un po' di "storia": le origini degli struffoli e San Gregorio Armeno

Un po' di "storia": le origini degli struffoli e San Gregorio Armeno
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Di Roberto Alpino
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Dolci tipici e lontane tradizioni presepiali nelle immancabili "presenze" natalizie (ma non solo) in Campania, a tavola e in strada, per residenti e turisti

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Ancora si sentono i profumi del Natale appena passato, dureranno sino all'Epifania.

Ancora si sentono i profumi di cucine ribollenti di una creatività tipica, di un amore sviscerato in manodopera culinaria a iosa: nonne che impastano, mamme che friggono, più che mai in occasione delle Feste.

In questa breve digressione cultural-gastronomica, partiamo dalla gola.

Sua Maestà lo struffolo

Napoli e la Campania vantano tante prelibatezze, non solo natalizie, ma tra i tanti dolciumi locali ce n'è uno che, più di tutti, è associato alle Feste natalizie: gli struffoli.

Ebbene, pur essendo dolci napoletani (al pari di sfogliatella e pastiera), in Campania li hanno fatti arrivare i Greci circa 2000 anni orsono - sebbene qualcuno confuti tale tesi, attribuendo loro una derivazione mediorientale o spagnola - tanto che il termine “struffolo” deriva proprio dal greco “strongoulos”, che significa tondeggiante, e “pristos”, tagliato.

Ergo, una pallina tonda tagliata: appunto, lo struffolo.

(foto Pinterest.com)

Ecco come si preparano

Nella preparazione degli struffoli, ogni pallina di pasta fritta differisce dall'altra, è pressochè impossibile trovarne due identiche: ovvio che lo struffolo "originale" debba essere di piccole dimensioni, sì da impregnarsi totalmente di miele.

A beneficio dei "temerari" che vogliano arrischiarsi nell'impresa, la realizzazione avviene con farina, uova, strutto, zucchero, sale e liquore all'anice: le palline vanno fritte nell'olio e, una volta raffreddatesi, cosparse di miele caldo e decorate con pezzetti di cedro, frutta candita e confettini colorati (noti in zona come "diavulilli").

Gli struffoli, inoltre, si conservano a lungo e presentano una miriade di varianti, pur coi medesimi ingredienti: a Napoli si dice che "Ogni capa è 'nu tribunale" (Ogni testa è un tribunale, pensa per conto suo), ad indicare (anche) in tal senso che rare sono le cucine da cui verranno fuori produzioni similari.

Un tempo, questo dolce si preparava nei conventi, per mano delle suore, a Natale, per poi finire sulle tavole di nobili casati distintisi per atti di carità.

(foto Checucino.it)

Diffidate dalle "imitazioni", si fa per dire...

Vien da sè che la diffusione del "prodotto" ha dato luogo nel tempo a svariati tentativi di emulazione e diffusione: già due trattati di cucina del 1600 ne citano la presenza a Roma, mentre alcune varianti sono presenti in Sicilia (strufoli), Umbria e Abruzzo (cicerchiate).

Ad ognuno il suo, è proprio il caso di dire!

(foto Cookist.it)
SONY DSC(foto Cookist.it)

Dopo l'abbuffata, un po' di moto culturale

La domanda, a tal punto, nasce spontanea: chi non concorda sul fatto che a pancia piena occorra passeggiare?

Le festività in Campania (per autoctoni e turisti) non sono solo profumo di dolci e cucina, ma anche di tradizioni e posti che non lesinano un'attrattiva suggestione: uno dei più rappresentativi, di quelli che non si può non visitare, è San Gregorio Armeno, luogo universalmente noto dove impera la tradizione presepiale per eccellenza.

Via San Gregorio Armeno è una strada del centro storico, visitabile tutto l’anno: difatti, molti negozi sono sempre aperti e hanno in mostra le creazioni degli artigiani.

Per chi non ama l'eccessiva ressa, è comunque consigliabile una capatina fuori periodo, per godere appieno delll'inebriante fascino del posto, evitando così lo straripante afflusso di persone che, nei giorni-clou, "costringe" all'utilizzo di un semaforo pedonale, tanta è la gente che si reca da quelle parti.

La passeggiata per le viuzze di San Gregorio Armeno è di prammatica, specie per costruire o ampliare il proprio presepe: qui gli artigiani creano i personaggi della tradizione natalizia, grazie ad un mirabile lavoro che si tramanda di generazione in generazione, ma non solo.

(AP)

Oltre a Sacra Famiglia, bue e asinello, Re Magi, figuranti e venditori vari, infatti, il sacro si mescola col profano in virtù delle caricature dei personaggi famosi, simbolo della fantasiosa anima partenopea: nei tempi, un giusto mix di tradizione e innovazione, grazie all'estro delle nuove leve artigiane.

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Qui funziona così: appena un personaggio sale alla ribalta della cronaca, nazionale o internazionale che sia, prontamente gli artigiani ne creano l'effigie.

(AP)

San Gregorio Armeno: dalle origini ai giorni nostri

La tradizione presepiale di san Gregorio Armeno ha origini lontane: in epoca classica, infatti, nella zona espositiva c'era un tempio dedicato alla dea Cerere, cui il popolo offriva, in segno di devozione, statuine di terracotta.

La nascita del presepe napoletano, invece, risale alla fine del '700: la strada, detta anche san Liguoro, è uno dei passaggi tipici dell'architettura urbanistica ellenica (stenoporos) e collegava due piazze, che oggi sono via dei Tribunali e Spaccanapoli.

Nel mezzo, sorge la chiesa di San Gregorio Armeno, fondata attorno al 930 laddove prima sorgeva il tempio di Cerere: nel 1205, poi, la chiesa viene intitolata all'omonimo santo ed oggigiorno rappresenta un importante luogo di culto.

(AP)
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