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Ue, Ecr e il dopo Meloni: i Conservatori puntano al tridente con il Ppe e i Patrioti d'Europa

Mateusz Morawiecki è stato primo ministro della Polonia dal 2017 al 2023.
Mateusz Morawiecki è stato primo ministro della Polonia dal 2017 al 2023. Diritti d'autore  ECR Party
Diritti d'autore ECR Party
Di Vincenzo Genovese
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il gruppo dei Conservatori e riformisti europei punta a essere il vertice di un nuovo gruppo parlamentare che includerebbe anche il Ppe e i Patrioti d'Europa

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Mateusz Morawiecki è stato eletto martedì a Bruxelles presidente del Partito dei Conservatori e riformisti europei (Ecr). L'ex primo ministro polacco prende il posto della premier italiana Giorgia Meloni.

Il partito di destra italiano Fratelli d'Italia, il partito polacco Diritto e Giustizia e Alleanza per l'Unione dei Romeni sono alcuni dei 12 partiti europei del gruppo parlamentare Ecr, mentre il partito Repubblicano degli Stati Uniti e il Likud israeliano sono due dei sette partner globali.

L'italiano Carlo Fidanza (Fratelli d'Italia), il francese Marion Maréchal (Identité Libertés) e il rumeno George Simion (Aur) sono stati eletti vicepresidenti del gruppo.

Nel corso di una successiva conferenza stampa, il neoeletto presidente Morawiecki ha prospettato un ruolo di maggior rilievo per Ecr nella politica europea, affermando che il partito avrebbe svolto un ruolo di "attore chiave" nelle relazioni transatlantiche grazie ai suoi legami con il Partito Repubblicano statunitense.

L'ex primo ministro polacco ha anche recitato le note promesse del manifesto dell'Ecr: la necessità di ridurre la burocrazia per stimolare lo sviluppo economico in Europa, una posizione dura sull'immigrazione irregolare e l'opposizione a una politica estera comune dell'Ue che scavalchi il diritto di veto degli Stati membri.

Ecr punta a essere il cardine di una nuova coalizione all'Europarlamento

Morawiecki ha previsto una più stretta collaborazione con il Partito popolare europeo, che annovera tra i suoi membri Piattaforma civica di Donald Tusk, partito polacco rivale di Diritto e Giustizia di Morawiecki.

"Potremmo essere in disaccordo con il Ppe su molte questioni, ma se c'è la possibilità di trovare un modo per costruire una coalizione con il Ppe e con i Patrioti d'Europa su alcune questiono che riteniamo importanti, andremo avanti", ha detto Morawiecki definendo il suo partito "molto pragmatico".

Per il neo presidente ci sarebbe la possibilità di una nuova coalizione con al centro proprio il suo gruppo e con il Ppe alla sua sinistra e dai Patrioti per l'Europa alla sua destra.

"Possiamo collaborare con loro per il bene dell'Europa e per il bene degli Stati membri dell'Europa", ha affermato.

Questa coalizione si è già manifestata in alcune votazioni al Parlamento europeo ed è stata etichettata come "maggioranza venezuelana", dopo che gli eurodeputati di destra si sono uniti per riconoscere Edmundo González come presidente del Venezuela in una risoluzione simbolica e non vincolante adottata da Strasburgo lo scorso ottobre.

Le critiche al gruppo dei Conservatori e riformisti europei

Altre forze politiche, invece, restano impegnate a tenere lontano Ecr dal potere. La leader del gruppo Renew Europe, Valérie Hayer, ha escluso qualsiasi tipo di collaborazione col gruppo all'Europarlamento, anche se non mette tutti i partiti conservatori sullo stesso piano.

"Nessuna collaborazione con l'estrema destra", ha dichiarato Hayer martedì durante un incontro con la stampa a Bruxelles, assicurando che il gruppo liberale è pronto a votare contro le proposte - anche se è d'accordo sulla sostanza - se sono presentate da Ppe e Ecr insieme.

Con 80 membri del Parlamento europeo, provenienti da 19 Stati dell'Ue, l'Ecr è il quarto gruppo più numeroso a Strasburgo. L'anno scorso i suoi eurodeputati si sono divisi sul voto di approvazione della nuova Commissione europea, con 39 legislatori contrari, 33 favorevoli e quattro astensioni.

I partiti conservatori che hanno sostenuto la Commissione sostengono di voler invertire le politiche del Green Deal e di voler adottare un approccio più aggressivo per frenare l'immigrazione irregolare.

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