Il "Teatro alla Scala" ricorda Patrice Chéreau con la sua "Elektra"

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Di Katharina Rabillon
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A cinque anni dalla scomparsa del regista francese Patrice Chéreau, nel mese di novembre il "Teatro alla Scala" di Milano ha presentato il suo allestimento di "Elektra", la tragedia greca di Sofocle musicata da Richard Strauss nel 1909. Un esordio commovente per la soprano tedesca Ricarda Merbeth.

Elektra torna a "casa"

MILANO (ITALIA) - È un punto di riferimento per la messa in scena dell'opera contemporanea: "Elektra" di Richard Strauss, su libretto di Hugo von Hofmannsthal, con l'allestimento dello scomparso regista francese Patrice Chéreau, è tornata di recente - per tutto il mese di novembre 2018 - al "Teatro alla Scala" di Milano.

E' proprio qui, a Milano, che Chéreau ha svolto una buona parte del proprio percorso teatrale, arrivando nel 1960 al Piccolo Teatro e considerando Giorgio Strehler il suo "Maestro".

Un'immagine nottura del Teatro alla Scala: davanti, un tradizionale tram milanese.

Il "Teatro alla Scala" ha fatto rivivere la famosa produzione per celebrare il quinto anniversario della morte di Chéreau. Il regista francese è scomparso nel 2013, solo pochi mesi dopo l'allestimento di "Elektra", realizzato per il Festival di Aix-en-Provence.

Quello di Chéreau è considerato il miglior allestimento di "Elektra" del XXI secolo.

"Una tavolozza di emozioni"

Il soprano tedesco Ricarda Merbeth ha debuttato nel ruolo di Elektra, fornendo una interpretazione molto "fisica" e commovente.

"Ciò che mi affascina di questa Elektra è questa vendetta, questi pensieri di vendetta, che ha già ben presenti nel suo monologo: è un'enorme tavolozza di emozioni, quella che sta attraversando Elektra", spiega la soprano Ricarda Merbeth.

La filosofia della vendetta

La vendetta è decisamente al centro dell'opera, composta in un solo atto da Strauss e rappresentata per la prima volta il 25 gennaio 1909 alla Königliches Opernhaus di Dresda, un'opera decisamente "avanguardista" per quei tempi.

Tratta dalla tragedia greca di Sofocle, racconta la storia di Elektra, che cerca vendetta nei confronti di sua madre colpevole di aver ucciso il padre.

"Essenzialmente è una tragedia, un omicidio che porterà a un altro omicidio e questo è probabilmente il motivo per cui possiamo sentire e capire questa donna, perché ha una compulsione ossessiva e questa ossessione a uccidere gli assassini di suo padre", racconta il direttore d'orchestra Christoph von Dohnányi, tedesco di origine austro-ungarica, 89 anni portati alla grande.

Dopo la "prima" del 4 novembre, nelle successive repliche, von Dohnányi - rientrato a Monaco di Baviera per piccoli problemi di salute - è stato sostituito alla direzione da Markus Stenz e, nello spettacolo del 29 novembre, da Henrik Nánási.

Che co-produzione internazionale!

Il "Teatro alla Scala" di Milano ha co-prodotto questo spettacolo insieme al Festival d'Aix-en-Provence, al Metropolitan Opera di New York, alla Finnish National Opera di Helsinki, alla Staatsoper Unter den Linden di Berlin e al Gran Teatre del Liceu di Barcelona.

Il ricongiungimento

Un momento cruciale dell'opera "Elektra" è la scena del ricongiungimento, in cui Elektra riconosce il fratello Oreste, da lungo tempo scomparso, interpretato dal baritono tedesco Michael Volle.

Fratelli: Elektra e Oreste.

"Lo ha aspettato per tutto questo tempo. E alla fine è arrivato e ora vuole che lui uccida tutti e che si vendichi, come ha pianificato", continua Ricarda Merbeth.

"Nonostante questo destino minaccioso e sanguinario, è un momento incredibilmente tenero, e la musica di Strauss rende facile lasciarsi andare", aggiunge il baritono Michael Volle.

"Chéreau amava la musica più complessa"

Patrice Chéreau, nella sua regia considerata "postuma", si è concentrato sui personaggi tormentati di "Elektra", ultima opera del regista francese, per alcuni un "visionario".

"Era, secondo Daniel Barenboim che ha lavorato molto con lui, incredibilmente ispirato alla musica, anche se il suo background non era musicale", prosegue Michael Volle.
"Amava la musica più complessa come Tristano e Isotta, Wozzeck ed Elektra, perché era un uomo del palcoscenico, dell'espressione, era un artista universale, un genio, e aveva così tanto da dire, ha creato un'atmosfera che non aveva bisogno di nulla di opulento".

Patrice Chéreau, regista. (1944-2013).
Photo: Lelli e Masotti
Patrice Chéreau durante le prove di uno spettacolo.Photo: Lelli e Masotti

"Ballare un'ultima volta...e poi morire"

"La fine di Elektra è una danza, come nel monologo. Vuole davvero ballare ancora una volta e poi morire", conclude Ricarda Merbeth.

La collega di Euronews Katharina Rabillon con la soprano Ricarda Merbeth.

Risorse addizionali per questo articolo • Edizione italiana: Cristiano Tassinari

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