Le mille luci di New York si accendono anche sulla produzione di Rodelinda, l’opera di Handel datata 1725 messa in scena in questi giorni al Metropolitan Opera e proiettata sui grandi schermi di tutto il mondo. Protagonista assoluta il soprano americano Renée Fleming.
“Rodelinda, ci dice, è molto diversa dalle tipiche eroine dell’opera, che spesso sono delle vittime, belle e giovani… all’inizio è davvero nei guai, è sopraffatta dal dolore, piange la presunta scomparsa del marito, ha un figlio… ma è anche una donna coraggiosa, e intelligente – non è la semplice ingenue che noi soprani di solito interpretiamo!”
In questa vicenda di intrighi politico romantici, Rodelinda, eroina ardita e coraggiosa, accetta di sposare l’usurpatore al trono a patto che questi uccida davanti a lei il proprio figlioletto: per lei sarebbe inconciliabile essere al contempo sposa del tiranno e madre del legittimo erede al trono.
“Quel che mi piace di Handel è che la musica è ricca di emozioni senza essere troppo densa – c‘è una trasparenza, e una semplicità di mezzi… e poi la qualità della strumentazione, gli archi, il clavicembalo… e l’improvvisazione, altro elemento che mi affascina… e poi è un’opera intima. Per cui tanti elementi, insieme, che apprezzo, e che in più esprimono con verità quello che significa essere un essere umano.
“Un’altra caratteristica, abbastanza atipica, di quest’opera è che i personaggi all’inizio vivono una situazione tragica ma la conclusione è invece positiva, e questo succede in pochissime opere.
“La prima volta che ho cantato quest’opera qui al Met ci sono state persone che mi hanno scritto dicendomi di essere rimaste un po’ deluse: la gente viene all’opera per farsi un bel pianto catartico, cosa possibile in Rodelinda, ma non alla fine.”
È possibile visionare alcuni momenti della nostra intervista (in inglese) a Harry Bicket, direttore d’orchestra britannico, e al soprano americano Renée Fleming, cliccando sul seguente link: