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Rendimenti dei titoli di Stato europei di nuovo in rialzo, ma non è colpa dell'inflazione

Una bandiera giapponese sventola presso la sede centrale della Banca del Giappone a Tokyo, 29 luglio 2022
Una bandiera giapponese sventola alla sede centrale della Banca del Giappone a Tokyo, 29 luglio 2022 Diritti d'autore  Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Piero Cingari
Pubblicato il
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I rendimenti dei titoli di Stato europei salgono nonostante un’inflazione stabile. Il balzo dei rendimenti giapponesi alimenta un riprezzamento dei mercati globali.

I rendimenti dei titoli di Stato europei sono saliti bruscamente negli ultimi giorni, spinti da un’ondata di vendite sui mercati globali innescata dall’aumento dei rendimenti giapponesi, mentre l’inflazione nell’area euro mostra pochi segnali di accelerazione.

Secondo le stime flash di Eurostat di martedì, l’inflazione annua dell’area euro è arrivata al 2,2% a novembre, in lieve aumento rispetto al 2,1% di ottobre e in linea con le attese degli analisti.

Nonostante l’aumento, su base mensile i prezzi sono scesi dello 0,3%, il primo calo da gennaio. Segnale che le pressioni disinflazionistiche restano presenti.

L’inflazione di fondo, che esclude componenti volatili come energia e alimentari, è rimasta stabile al 2,4%, leggermente sotto la previsione degli economisti (2,5%). I servizi restano il principale motore dell’inflazione al 3,5%, seguiti da alimentari, alcol e tabacco al 2,5%. L’energia continua a frenare, con prezzi in calo dello 0,5% dopo il -0,9% di ottobre.

Tra i Paesi membri, l’Estonia ha registrato a novembre l’inflazione annua più alta al 4,7%, seguita dalla Croazia al 4,3%. Al contrario, Cipro e Francia hanno visto solo aumenti marginali dei prezzi su base annua, rispettivamente dello 0,2% e dello 0,8%.

Su base mensile, l’inflazione è aumentata di più in Lituania (+0,4%), mentre diversi Paesi hanno registrato cali. Malta ha segnato la flessione più netta, con prezzi in diminuzione del 3,3%, seguita dai Paesi Bassi con un calo dell’1,4%.

"Il dato complessivo resta vicino all’obiettivo del 2% della Banca centrale europea, ma il quadro sottostante è disomogeneo", ha dichiarato Joe Nellis, consigliere economico di MHA.

"Il trend disinflazionistico è intatto ma fragile, e le pressioni guidate dai servizi restano persistenti."

Dati separati diffusi martedì mostrano che il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area euro è stato del 6,4% a ottobre, invariato rispetto a settembre e leggermente sopra le attese.

La disoccupazione giovanile è rimasta elevata al 14,8%.

Tra le principali economie, la Spagna guida con il tasso di disoccupazione più alto al 10,5%, seguita dalla Francia al 7,7% e dall’Italia al 6%, mentre Germania (3,8%) e Paesi Bassi (4%) hanno i tassi più bassi.

Rispetto a ottobre 2024, il tasso di disoccupazione del blocco è salito dal 6,3%.

Il Giappone innesca il repricing globale dei bond

Nonostante un quadro dell’inflazione per lo più benigno e un’attività economica fiacca nell’area euro, i rendimenti sono balzati nelle ultime sedute. Il catalizzatore principale: attese di stretta monetaria in Giappone.

Lunedì il rendimento del decennale giapponese è balzato ai massimi da 19 anni, per poi stabilizzarsi intorno all’1,86% martedì. Il brusco movimento è seguito a toni da falco del governatore della Banca del Giappone, Kazuo Ueda, che ha detto che l’istituto "pondererà pro e contro" un rialzo e agirà "in modo appropriato".

I prezzi di mercato indicano ora una probabilità dell’80% di un rialzo alla riunione del 19 dicembre della Banca del Giappone, con probabilità ancora maggiori per gennaio.

Secondo gli strategist di BBVA, le parole di Ueda segnalano una ricalibrazione più che un cambio di rotta; i tassi reali resterebbero comunque profondamente negativi.

I rendimenti tedeschi a 30 anni sono saliti di 6 punti base lunedì al 3,40%, avvicinandosi ai massimi di inizio settembre, i livelli più elevati dalla metà del 2011. Anche il Bund decennale è salito di 6 punti base, al 2,75%.

Per Francesco Pesole di ING, il tono di Ueda è stato inaspettatamente da falco. L’opposizione politica ai rialzi, finora data per scontata sotto la nuova premier Sanae Takaichi, potrebbe non essere più un vincolo.

"I mercati sono stati colti di sorpresa", ha detto Pesole.

Implicazioni per la BCE

Le pressioni al rialzo sui rendimenti europei arrivano in un momento delicato per la Banca centrale europea, che secondo i più lascerà i tassi invariati nell’ultima riunione dell’anno a dicembre. Gli analisti non si aspettano tagli a breve. L’inflazione nei servizi e la crescita debole creano un rompicapo di politica monetaria.

"Tassi d’interesse al 2% sono già bassi", ha detto Nellis. "Nell’attuale contesto è improbabile che le banche centrali delle economie occidentali scendano molto più in basso."

Pur con un’inflazione nel complesso sotto controllo, gli effetti di ricaduta dai mercati globali, in particolare dal Giappone, potrebbero continuare a spingere al rialzo i rendimenti dell’area euro nel breve termine. Questo anche in assenza di forti fattori interni.

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