Il dato di ottobre 2025, trainato dalle classi d'età più mature, è il più alto mai registrato dall'inizio delle serie storiche nel 2004. In calo al 6 per cento la disoccupazione. Numeri positivi ma ancora legati ai secondi salari reali più bassi dell'Ue
Tasso di occupazione record in Italia. Il dato del 62,7 per cento di ottobre è il più alto registrato dall'Istat dall'inizio delle rilevazioni, nel 2004. I numeri seguono il trend positivo dell'ultimo anno ma non bastano a mitigare la contrazione del reddito reale delle famiglie italiane, più povere rispetto a 20 anni fa secondo Eurostat.
Nel mese di ottobre 2025, l'Istituto di statistica registra un totale di 24 milioni 208mila occupati, un aumento di 75mila unità (+0,3 per cento) rispetto a settembre. Incremento che coinvolge i dipendenti e gli autonomi delle classi d'età più mature, in particolare chi ha almeno 50 anni.
Esclusi i 25-34enni. In diminuzione soprattutto i dipendenti a termine e i lavoratori autonomi, categorie tradizionalmente più accessibili ai giovani.
Nel confronto con l'anno precedente, il numero di occupati supera dello 0,9 per cento (+224mila unità) quello di ottobre 2024. Un incremento che riguarda chi ha almeno 50 anni, mentre diminuiscono gli occupati nelle altre classi d'età. A trainare il dato positivo è l'aumento dei dipendenti permanenti (+288mila) e di quelli autonomi (+123mila), mentre risultano in calo i dipendenti a termine (-188mila).
A ottobre cala il tasso di disoccupazione
Una crescita del numero di occupati a cui corrisponde una contestuale diminuzione del tasso di disoccupazione che a ottobre, su base mensile, scende al 6 per cento (-0,2 punti). Giù anche la disoccupazione giovanile, in calo 1,9 punti al 19,8 per cento. Il tasso di inattività resta invariato al 33,2 per cento.
Diminuiscono anche le persone persone in cerca di lavoro (-59mila unità, calo del 3,7 per cento) rispetto a settembre. Un dato che riguarda gli uomini, le donne e tutte le classi d'età e che si ripete sul confronto annuale (-2,2 per cento, -34mila unità) rispetto a ottobre 2024. Trend in diminuzione anche riguardo gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,4 per cento, -171mila unità) nel confronto con l'anno precedente.
Per la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, i dati Istat "confermano un trend molto positivo per il mondo del lavoro del nostro Paese: aumenta l'occupazione, in particolare modo quella stabile, il tasso di disoccupazione scende ed è in media europea".
"Il nostro lavoro va avanti, per migliorare ulteriormente questi dati positivi e accompagnare sempre più persone verso il lavoro", aggiunge Calderone.
Nonostante i numeri positivi, le famiglie italiane sono più povere di 20 anni fa
Al confronto con i nuovi dati Eurostat, il tasso di disoccupazione italiano risulta nella media dell'Unione europea (6 per cento) nell'ottobre 2025, stabile rispetto a settembre 2025 e in aumento di due decimali rispetto a un anno prima.
Italia che fa meglio dell'area dell'euro, dove il tasso di disoccupazione destagionalizzato si attesta al 6,4 per cento a ottobre, in leggero aumento rispetto allo stesso mese del 2024 (+0,1 per cento).
Numeri che mostrano un momento positivo per il lavoro in Italia. Sul nostro Paese, tuttavia, pesano i dati sul reddito reale. Eurostat mostra che Italia e Grecia sono gli unici Paesi Ue in cui il reddito reale delle famiglie è diminuito negli ultimi vent'anni, rispettivamente del 4 e del 5 per cento.
La contrazione è legata a salari reali stagnanti, inflazione elevata (seppure in calo rispetto a un anno fa) e scarsa crescita economica. Nel resto dell'Ue, invece, il reddito pro capite è aumentato in media del 22 per cento dal 2004 al 2024, pur attraversando fasi di crisi e riprese.
Secondo l'Istat, le retribuzioni dei lavoratori italiani stanno recuperando terreno dopo anni di ritardo rispetto all'inflazione, ma i salari reali restano ancora inferiori del 9 per cento rispetto al 2021.
I rinnovi contrattuali stanno sostenendo la crescita dei salari, con 16 nuovi accordi nel privato che coinvolgono oltre 2 milioni di lavoratori. Rinnovi ancora in sospeso in molti altri comparti, in particolare quello fondamentale dei metalmeccanici.
Nel corso dei primi nove mesi del 2025, le retribuzioni contrattuali medie orarie sono cresciute del 3,3 per cento rispetto all'anno precedente. Un incremento superiore a quello dei tassi di inflazione, ma ancora insufficiente per compensare la notevole riduzione del potere d'acquisto a fronte degli aumenti dei prezzi, soprattutto sui generi alimentari, oggi più cari del 25 per cento rispetto al 2021.