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Inflazione nell'Eurozona ai massimi da aprile, ma la Bce resta cauta

Una delle vie dello shopping a Vienna, in Austria
Una delle vie dello shopping a Vienna, in Austria Diritti d'autore  Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Di Piero Cingari
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L'indice dei prezzi nell'Eurozona è salito al 2,2 per cento a settembre, il livello più alto degli ultimi cinque mesi. L'inflazione di fondo è rimasta però al 2,3 per cento, suggerendo che la Bce manterrà probabilmente invariati i tassi per ora

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L'inflazione nell'Eurozona hanno subito un'accelerazione nel mese di settembre, raggiungendo il livello più alto dallo scorso aprile. Ciò nonostante, l'approccio da parte della Banca centrale europea (Bce) non dovrebbe cambiare: a vincere dovrebbe essere la prudenza, ovvero il mantenimento dei tassi di interesse invariati, almeno per ora.

La crescita dei prezzi su base annua, nei Paesi che adottano la moneta unica, è stata del 2,2 per cento a settembre, rispetto al 2 per cento di agosto, secondo la prima stima di Eurostat. Il dato risulta in linea con le aspettative degli economisti. Su base mensile, i prezzi sono aumentati dello 0,1 per cento, esattamente come accaduto ad agosto.

Inflazione core sotto controllo

L'inflazione core, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, è rimasta stabile al 2,3 per cento per il quinto mese consecutivo, il che rappresenta un elemento di rassicurazione sul fatto che l'a umento dei prezzi non sia per ora problematico, nonostante i dati complessivamente al rialzo.

Tra i principali driver dell'inflazione, i servizi hanno registrato un aumento annuo del 3,2 per cento, leggermente superiore rispetto al 3,1 per cento di agosto. I prezzi di cibo, alcol e tabacco sono risultati in crescita del 3 per cento (dato in calo rispetto al 3,2 per cento precedente), mentre i beni industriali non energetici sono rimasti stabili allo 0,8 per cento. I prezzi dell'energia hanno continuato invece a diminuire, ma a un ritmo più lento, calando dello 0,4 per cento rispetto al 2 per cento di agosto.

L'Estonia ha registrato il tasso di inflazione più alto, pari al 5,2 per cento, seguita da Croazia e Slovacchia al 4,6 per cento ciascuna. All'estremo opposto, Cipro non ha registrato variazioni annuali, mentre in Francia la crescita è stata lieve: dell'1,1%. I trend mensili sono state più sorprendenti in altre aree. Italia e Portogallo hanno registrato aumenti dei prezzi rispettivamente dell'1,3 e dell'1 per cento, lasciando ipotizzare un'accelerazione a livello locale.

Cosa significano i dati sull'inflazione per la Bce

Nel corso della riunione di settembre, la Bce ha scelto di mantenere i tassi di interesse invariati, al 2 per cento. Le proiezioni pubblicate in quel momento mostrano che l'inflazione dovrebbe attestarsi in media al 2,1 per cento nel 2025, scendendo all'1,7 per cento nel 2026, per poi risalire all'1,9 per cento nel 2027. Si prevede che l'inflazione core diminuirà gradualmente nello stesso orizzonte temporale.

La presidente dell'istituto finanziario di Francoforte, Christine Lagarde, aveva dichiarato che la Bce è attualmente “in una buona posizione” per mantenere i tassi stabili, senza urgenza di modifiche alla propria politica monetaria. Gli ultimi dati sull'inflazione sembrano avvalorare la tesi.

Secondo Riccardo Marcelli Fabiani, economista presso Oxford Economics, "le prospettive non sono cambiate e indicano chiaramente una discesa dell'inflazione grazie al raffreddamento della crescita salariale, ai bassi prezzi dell'energia, a un euro più forte e alle pressioni della domanda contenute. Ma dato il recente atteggiamento della Bce, questi dati di settembre saranno sufficienti per rafforzare la convinzione secondo la quale è troppo presto per considerare tagli dei tassi.”

I mercati si aspettano perciò che il Consiglio direttivo non modifichi le proprie scelte alla prossima riunione del 30 ottobre.

I mercati guardano ai rischi di shutdown negli Stati Uniti

Mercoledì l'euro è salito a 1,1750 contro il dollaro statunitense, sostenuto dai rischi di shutdown del governo federale degli Stati Uniti. Si tratta di una prospettiva che potrebbe imporre il congedo forzato per centinaia di migliaia di lavoratori americani e ritardare la pubblicazione dei dati economici, incluso il rapporto sui salari non agricoli previsto per venerdì. Il che ha pesato sugli orientamenti degli investitori, evidenziati anche dai cali nei futures di Wall Street.

I mercati azionari in tutta Europa sono stati per lo più stabili. L'Euro Stoxx 50, il Dax tedesco e il Cac 40 francese hanno registrato un aumento dello 0,3 per cento, mentre l'Ftse Mib italiano è sceso dello 0,1 per cento. Il più ampio Euro Stoxx 600 ha registrato inceve una performance migliore, guadagnando mezzo punto percentuale. Tra i singoli titoli, Sartorius ha guidato i rialzi con un balzo del 9 per cento, seguita da Sanofi e Novo Nordisk, in aumento rispettivamente del 4 e del 3,3 per cento.

I titoli della difesa hanno segnato al contrario il passo: Rheinmetall ha perso il 2,3 per cento, Leonardo il 2 per cento e Thales l'1,4 per cento.

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