La Federal Reserve mantiene invariati i tassi di interesse, prevedendo due tagli entro l'anno. Preoccupano i dazi di Trump e la crescita dell'inflazione. Powell: "Serve cautela". Trump attacca: "Powell stupido e politico"
In una decisione ampiamente attesa dai mercati, la Federal Reserve ha scelto di lasciare invariato il suo tasso di interesse di riferimento, mantenendolo intorno al 4,3 per cento. Una scelta dettata da prudenza e dalla necessità di raccogliere ulteriori informazioni sull’impatto economico delle tensioni commerciali, in particolare dei nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump.
Nonostante l’attuale incertezza, la Fed prevede ancora due tagli dei tassi entro la fine dell’anno, a fronte di un'inflazione attesa in risalita e di segnali di rallentamento nell'economia.
Inflazione in risalita, occupazione in calo
Secondo le proiezioni trimestrali pubblicate mercoledì, i responsabili della politica monetaria prevedono un’accelerazione dell’inflazione, che dovrebbe salire al 3 per cento entro fine anno (contro il 2,1 per cento di aprile), a causa soprattutto dell'effetto dei dazi sulle importazioni.
Contestualmente, si prevede una crescita più debole – appena l’1,4 per cento contro il 2,5 per cento dello scorso anno – e un leggero aumento del tasso di disoccupazione, che dovrebbe toccare il 4,5 per cento. Queste dinamiche rendono più complesso il lavoro della Fed, che si trova a bilanciare il rischio di un’economia in frenata con quello di un’inflazione fuori controllo.
Powell prudente: “Dazi faranno salire i prezzi, ma l’economia regge”
Nel corso della conferenza stampa, il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito l’approccio attendista dell’istituto. Ha riconosciuto che l’inflazione si è attenuata nei mesi scorsi, ma ha avvertito che i dazi imposti da Trump potrebbero compromettere questi progressi, aumentando i prezzi nei prossimi mesi.
Tuttavia, ha definito l’aumento dell’inflazione come temporaneo, e ha sottolineato la necessità di raccogliere più dati prima di procedere con nuove scelte di politica monetaria. “L’economia è ancora in buona forma”, ha dichiarato, pur ammettendo “un raffreddamento graduale” del mercato del lavoro.
Trump attacca duramente Powell: “Stupido e politico”
Le tensioni tra la Casa Bianca e la Federal Reserve si sono nuovamente accese. Il presidente Donald Trump ha colto l’occasione per scagliarsi contro Powell, accusandolo di non avere tagliato i tassi nonostante l’inflazione contenuta. “Probabilmente non taglierà oggi. È un politico e non è una persona intelligente. Sta costando una fortuna al Paese”, ha detto. Trump ha più volte sostenuto che una riduzione decisa dei tassi stimolerebbe l’economia e alleggerirebbe il peso degli interessi sul debito pubblico, che ha superato i 1.000 miliardi di dollari annui. Secondo lui, un taglio di 2,5 punti percentuali potrebbe tradursi in un risparmio federale di circa 800 miliardi di dollari.
Immobiliare e lavoro rallentano, ma niente allarme per ora
Nonostante la stabilità generale, alcuni settori mostrano segnali di debolezza. Il comparto immobiliare è in difficoltà a causa dei costi elevati di finanziamento, che frenano sia le vendite che la costruzione di nuove abitazioni. Anche il mercato del lavoro sta rallentando, seppur in modo contenuto. Questi elementi, normalmente, spingerebbero la Fed a ridurre i tassi, ma Powell insiste sulla necessità di valutare con attenzione i dati in arrivo. “Dobbiamo guardare avanti”, ha ribadito, lasciando intendere che eventuali interventi saranno calibrati con estrema cautela.
La Fed resta quindi in attesa, sospesa tra le pressioni politiche e la complessità del contesto economico globale. L’eventualità di due tagli dei tassi entro l’anno resta sul tavolo, ma ogni decisione sarà subordinata alla lettura dei prossimi dati macroeconomici. In uno scenario reso incerto da dazi, tensioni interne e pressioni presidenziali, la banca centrale statunitense si muove con passo misurato, cercando di mantenere l’equilibrio tra stabilità dei prezzi e sostegno alla crescita.