Smart working: si dovrebbe guadagnare di meno lavorando da casa?

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Di Doloresz Katanich
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La domanda è stata al centro di una recente indagine. Un numero significativo di aziende europee chiede ai dipendenti di tornare in ufficio o predilige i posti di lavoro ibridi

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Secondo i risultati di una nuova indagine, i lavoratori a distanza potrebbero subire una riduzione degli stipendi nelle aziende europee che stanno cercando nuove opportunità per aumentare la propria produzione, riducendo al contempo i costi.

I posti di lavoro a distanza stanno rapidamente scomparendo per essere sostituiti da postazioni ibride: negli ultimi tempi fanno notizia le aziende, compresi i giganti della tecnologia di tutto il mondo, che chiedono ai propri dipendenti di tornare in ufficio, invertendo così una tendenza che molti pensavano fosse destinata a rimanere.

Un recente studio pubblicato dalla piattaforma di gestione delle spese Pleo suggerisce che quasi una piccola e media impresa europea su cinque sta prendendo in considerazione la possibilità di tagliare gli stipendi dei lavoratori a distanza.

Le Pmi rappresentano il 99 per cento di tutte le imprese dell'Unione europea.

Thorbjørn Fink, Coo di Pleo, ha dichiarato a Euronews Business che nel 2024 le aziende "si concentreranno sul risparmio dei costi".

"Il nostro rapporto mostra che un intervistato su quattro ritiene che questo sia un tema da affrontare nel 2024", ha aggiunto. "Ma la provenienza di tali risparmi è incerta. Alcuni (circa il 20 per cento) citano la riduzione degli stipendi dei lavoratori da remoto come un modo per risparmiare".

Fink ha anche osservato che molte delle aziende intervistate potrebbero migliorare la propria "salute finanziaria" in modi che non comportino la riduzione degli stipendi dei lavoratori da remoto.

"Alcune aziende si sono effettivamente impegnate a favore di un maggior numero di pratiche di lavoro a distanza per ridurre i costi d'ufficio", ha detto, aggiungendo che "è essenziale che queste Pmi abbiano una "panoramica precisa di come avviene la spesa e prendano decisioni basate sui dati".

Euronews Business ha contattato l'ufficio del Commissario europeo per l'occupazione e i diritti sociali Nicolas Schmit per chiedere informazioni, senza tuttavia ottenere immediatamente una risposta.

In che modo la riduzione degli stipendi dei lavoratori a distanza influirebbe sul mercato del lavoro europeo?

L'idea di pagare meno i lavoratori a distanza non è nuova, eppure il dibattito continua a riemergere: una parte sostiene che la mancanza di pendolarismo e la libertà di vivere dove si vuole da parte dei lavoratori a distanza potrebbero tradursi in bollette più economiche rispetto a quelle di chi lavora in loco.

Altri sostengono che i lavoratori a distanza sono altrettanto produttivi delle loro controparti in loco e addirittura riducono i costi per i datori di lavoro, quindi il loro lavoro dovrebbe essere compensato in egual misura.

La multinazionale olandese di consulenza per le risorse umane Randstad ha dichiarato a Euronews Business che è molto importante trattare tutti i dipendenti in modo equo, indipendentemente dalla loro sede.

"Dobbiamo assicurarci di creare condizioni di parità, in cui tutti i talenti siano trattati in modo equo per ottenere risultati migliori sia per gli individui sia per le organizzazioni", ha dichiarato l'azienda.

Molti leader aziendali hanno espresso il loro disappunto per il lavoro da casa.

Il magnate dell'imprenditoria britannica Lord Alan Sugar, noto per la sua posizione contraria al lavoro da casa, ha dichiarato già nel 2022 che i "remote worker" dovrebbero essere pagati meno. Anche altri amministratori delegati hanno parlato apertamente degli aspetti negativi del lavoro a distanza, come David Solomon, Ad di Goldman Sachs, che lo ha definito "un'aberrazione".

Il gigante tecnologico Ibm ha recentemente esortato i manager a recarsi in ufficio o a lasciare il lavoro; Dell e Sap hanno entrambi ordinato ai loro dipendenti di tornare in ufficio, almeno in parte; L'Oréal ha deciso che i venerdì in ufficio sono obbligatori due volte al mese. E l'elenco continua.

"Nel 2023 si è assistito a un aumento delle discussioni tra lavoratori e datori di lavoro in merito al lavoro flessibile e questo dibattito è destinato a continuare nel 2024", ha dichiarato Randstad. "I nostri dati mostrano che oltre un terzo (35 per cento) dei lavoratori si aspetta di essere in ufficio più spesso rispetto a sei mesi fa, e poco meno della metà (41 per cento) ha riferito che il proprio datore di lavoro negli ultimi mesi è diventato più severo in merito alla presenza in ufficio".

Perdere talenti?

Mentre sempre più aziende iniziano a eliminare i posti di lavoro da remoto, le agenzie di reclutamento avvertono che così si rischia di perdere talenti.

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Secondo l'ultimo rapporto "Global State of Remote and Hybrid Work" di LinkedIn, la domanda di lavoro da remoto da parte dei potenziali dipendenti ha superato di molto la crescita dell'offerta. Il rapporto condotto alla fine del 2023 suggerisce che il 50 per cento dei lavoratori preferisce ruoli ibridi e remoti a quelli in loco. 

Secondo Randstad, le nuove generazioni valutano l'equilibrio tra lavoro e vita privata tanto quanto la retribuzione e hanno un forte desiderio di flessibilità.

"È chiaro che alcuni datori di lavoro stanno riportando i talenti in ufficio, ma c'è un rischio significativo: questa pressione può portare le aziende a perdere i talenti che non sono disposti a rinunciare alla flessibilità", ha dichiarato l'azienda. "Abbiamo scoperto che oltre un terzo (37 per cento) dei lavoratori prenderebbe in considerazione l'idea di lasciare il proprio posto di lavoro se gli venisse chiesto di trascorrere più tempo in ufficio. Un quarto (25 per cento) ha addirittura agito di conseguenza lasciando il proprio lavoro perché non offriva flessibilità".

Secondo la società di consulenza Hr, "i datori di lavoro devono affrontare la flessibilità in modo da promuovere anche la cultura, le prestazioni e l'impegno".

Quale Paese offre il maggior numero di lavori ibridi?

I datori di lavoro stanno iniziando a offrire posti di lavoro ibridi, come una sorta di compromesso tra la flessibilità desiderata dai dipendenti e l'obiettivo di presenza dell'azienda.

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Nel dicembre 2023, il rapporto negli Stati Uniti è stato relativamente basso, con le opportunità da remoto pari a un decimo del numero complessivo di posizioni, e i posti ibridi pari al 13 per cento.

In Europa, invece, il rapporto è stato piuttosto alto: nel Regno Unito il 43 per cento delle posizioni era costituito da opzioni ibride, mentre in Francia il 31 per cento. In Germania, il 31 per cento delle offerte di lavoro pubblicate su LinkedIn è stato pubblicizzato come "posizioni ibride".

Nel frattempo, i posti in smart working ricevono un numero di candidature quasi cinque volte superiore rispetto ai posti di lavoro disponibili, secondo la piattaforma di social media focalizzata sulle imprese.

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