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Rapporto TK: due tedeschi su tre sono stressati dal pensiero della guerra

In questa foto di archivio scattata il 7 agosto 2017, Stephanie Richurk, infermiera presso l'University of Pittsburgh Medical Center, ordina campioni di sangue.
In questa foto di archivio scattata il 7 agosto 2017, Stephanie Richurk, infermiera presso l'University of Pittsburgh Medical Center, ordina campioni di sangue. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Euronews
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Il nuovo rapporto TK rivela un forte aumento dello stress in Germania: guerre, crisi globali, lavoro e pressioni personali alimentano un malessere crescente, soprattutto tra le donne

Guerra in Ucraina, Gaza e Sudan. Incertezza dovuta a tariffe, restrizioni commerciali, pandemie e sistemi autoritari. L'epoca attuale è caratterizzata da crisi multiple e questo si riflette anche nella società. Nel Rapporto sullo stress di TK di quest'anno per la Germania, il 62 per cento delle persone stressate ha dichiarato che le guerre e i conflitti internazionali rappresentano un peso notevole.

Le persone stressate trovano opprimente anche la polarizzazione della società dovuta a opinioni politicamente molto diverse e la minaccia alla sicurezza interna.

Meno della metà degli intervistati stressati, il 47 per cento, indica la preoccupazione per il futuro della Germania come sede economica tra i fattori rilevanti, mentre il 44 per cento si dichiara stressato dagli effetti del cambiamento climatico e dai problemi ambientali.

Considerando l’intero campione, tuttavia, i problemi politici e sociali nel loro complesso rappresentano solo la terza causa di stress. Il fattore principale rimane infatti la pressione che gli individui esercitano su sé stessi. Secondo il rapporto, soprattutto le donne si sentono sovraccaricate dalle proprie aspettative personali, mentre per gli uomini è la situazione lavorativa a risultare il principale motivo di tensione. In generale, scuola, studi e lavoro occupano il secondo posto tra le cause dichiarate.

L’impressione complessiva è che i tedeschi vivano sotto una pressione crescente. Nel 2024, il 66 per cento degli intervistati ha detto di sentirsi spesso o almeno talvolta stressato nella vita quotidiana o professionale, mentre solo l’8 per cento sostiene di non sentirsi mai sotto stress.

Dal 2013, anno della prima edizione del rapporto, la percezione dello stress è aumentata costantemente: più di dieci anni fa era al 57 per cento. Le crisi politiche internazionali e le tensioni globali sono ritenute un fattore importante in questa crescita. Nel confronto tra i sessi, lo stress maschile è leggermente diminuito dopo la pandemia, mentre quello femminile ha continuato ad aumentare.

Secondo la TK, lo stress non è intrinsecamente negativo, purché esistano adeguate fasi di rilassamento. Un livello moderato può anzi motivare e migliorare la concentrazione. Tuttavia, chi è molto stressato ne avverte chiaramente gli effetti sul piano fisico e mentale: tensioni muscolari, mal di schiena, stanchezza, irrequietezza, disturbi del sonno e irritabilità sono tra i disturbi più comuni. Il rapporto sottolinea l’importanza di sviluppare resilienza e strategie efficaci per affrontare la pressione quotidiana.

Alla presentazione del rapporto, il Ceo della TK, Jens Baas, ha rivolto un appello ai datori di lavoro ricordando che il lavoro è indicato come una delle principali fonti di stress. Molti dipendenti, ha affermato, non riescono più a staccare dopo l’orario di lavoro e si sentono costantemente stanchi ed esausti. Per Baas, non è possibile eliminare completamente lo stress, ma è fondamentale imparare a mantenere la distanza necessaria in un mondo sempre più frenetico e adottare un approccio più sano alla gestione delle pressioni quotidiane.

Gran parte degli intervistati riferisce di trovare sollievo trascorrendo tempo nella natura, dedicandosi ai propri hobby o incontrando amici e familiari. Anche ascoltare musica, cucinare o concedersi un pasto fuori casa sono considerati metodi efficaci per attivare fasi di rilassamento. “La differenza principale tra crisi personali e grandi questioni globali è il senso di controllo”, ha spiegato la psicologa e ricercatrice sulla felicità Judith Mangelsdorf nel rapporto.

Quando si può influenzare una situazione stressante, si sperimenta un senso di autonomia; nelle crisi globali, invece, è fondamentale almeno limitare l’impatto che queste hanno sul proprio quotidiano.

Mangelsdorf avverte che non siamo evolutivamente progettati per gestire continuamente le crisi del pianeta. Per questo, afferma, è essenziale imparare a regolare consapevolmente il consumo di notizie e contrastare il doomscrolling, che alimenta ulteriore ansia e saturazione emotiva.

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