L’ex presidente del Perù Martin Vizcarra è stato condannato a 14 anni di carcere per corruzione. Vizcarra annuncia ricorso e denuncia ritorsione politica da parte del Congresso
Un tribunale peruviano ha condannato mercoledì l'ex presidente del Perù, Martin Vizcarra, a 14 anni di carcere per aver accettato tangenti durante il suo mandato come governatore dello Stato di Moquegua. La sentenza prevede anche nove anni di interdizione dai pubblici uffici. Vizcarra ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, definendo la decisione “non giustizia, ma vendetta”.
L’ex capo di Stato ha sostenuto sui social media che la condanna rappresenta una ritorsione politica da parte dei gruppi di destra che dominano il Congresso, influenzati dall’eredità del defunto presidente Alberto Fujimori. Durante la sua presidenza, tra il 2018 e il 2020, Vizcarra aveva avuto numerosi scontri con questi gruppi, arrivando perfino a sciogliere il Parlamento.
Secondo il tribunale penale di Lima, Vizcarra avrebbe ricevuto circa 611.000 dollari (527.000 euro) in pagamenti illegali da imprese edili in cambio di contratti pubblici per due importanti progetti: un sistema di irrigazione e la costruzione di un ospedale. L’accusa aveva chiesto una condanna a 15 anni di carcere, quasi allineata alla sentenza definitiva.
Il fratello di Vizcarra, Mario, è attualmente candidato alla presidenza del Perù, mentre altri ex presidenti, tra cui Alejandro Toledo, Ollanta Humala e Pedro Castillo, si trovano in carcere per casi di corruzione. Fujimori, invece, era rimasto in prigione per oltre 15 anni ed è deceduto nel 2024 all’età di 86 anni.
La condanna di Vizcarra segna un altro capitolo della lunga storia di scandali e procedimenti giudiziari che hanno colpito la classe politica peruviana, evidenziando le difficoltà del Paese nel contrastare la corruzione tra le alte cariche dello Stato.