Mancano pochi mesi al referendum sulla Giustizia e i sondaggi mettono in evidenza gli umori degli italiani. Secondo le ultime rilevazioni di Only Numbers e Eumetra MR, il “Sì” alla riforma è in vantaggio, ma circa il 30 per cento degli elettori resta indeciso
Il referendum confermativo sulla riforma della giustizia, voluto dal governo, si concentrerà soprattutto sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Una modifica che, nelle intenzioni dell’esecutivo, punta a rendere più netta la distinzione fra chi indaga e chi giudica, rafforzando,secondo i promotori, l’imparzialità del sistema.
Le firme necessarie per la consultazione sono state depositate la scorsa settimana, e la data del voto dovrebbe cadere nella primavera del 2026. Si tratterà di un passaggio cruciale non solo sul piano istituzionale ma anche politico, a poco più di un anno dalle elezioni del 2027.
Gli elettori sono chiamati a votare sì o no alla legge di revisione costituzionale. A differenza dei referendum abrogativi, non c’è un quorum di partecipazione: il risultato è valido qualunque sia l’affluenza. Conta solo la maggioranza dei voti validi.
I sondaggi: il “Sì” parte avanti, ma resta indecisione tra gli elettori
Secondo l’ultima rilevazione dell’istituto “Only Numbers” per La Stampa del 10 novembre, il fronte favorevole alla separazione delle carriere parte in vantaggio: 38,9% contro 28,9%. : Sulla stessa linea anche il sondaggio realizzato da "Eumetra" su referendum e poteri del governo e divulgato da Piazza pulita su La 7 secondo cui voterà sì alla riforma il 24.50%; il no è al 20,50%; il 45,10% si dice ancora indeciso.
Restano tuttavia ampie sacche di incertezza: circa il 30% degli intervistati secondo i numeri forniti da “Only Numbers”, non si è ancora espresso in modo netto, segno che il tema non è del tutto impermeabile ai confini politici.
Secondo le ultime rilevazioni di "Only Numbers": il 78,8% degli elettori dei partiti di maggioranza si dice pronto a confermare la riforma, mentre tra le opposizioni il 60,8% voterebbe per il No.
Ghisleri: “La battaglia referendaria si giocherà sulle narrazioni”
Parlando di comunicazione, un aspetto interessante rilevato dai sondaggi riguarda la comprensione del referendum, ovvero quanto i cittadini si sentano informati.
Sempre stando al sondaggio di “Only Numbers”, il 48% dei cittadini intervistati si sentirebbe pienamente informato, mentre il 52% ammette di non conoscerne il contenuto.
In base a questo, la sondaggista Ghisleri ha sottolineato il rischio che “Il dibattito pubblico diventi una contrapposizione di slogan politici opposti più che un reale confronto su una reale comprensione della portata politica della riforma”.
La sfida, quindi, sarà nel campo della comunicazione e si “giocherà – come ha commentato Ghisleri – sul campo delle narrazioni”: convincere gli indecisi con argomenti concreti e non solo ideologici.
Le strategie dei due fronti
Nel campo della maggioranza, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia preparano una campagna capillare, puntando sulla promessa di una giustizia più “efficiente e imparziale”. Meloni e Salvini intendono farne una battaglia identitaria, da presentare come simbolo di discontinuità con il passato.
Il vicepremier Matteo Salvini ha già commentato con ottimismo i primi sondaggi, prevedendo un distacco finale “di almeno venti punti”. Per il centrodestra, la riforma rappresenta uno dei capisaldi del programma di legislatura e un banco di prova della propria capacità di “modernizzare” il sistema giudiziario.
Le opposizioni, invece, si muoveranno unite nel denunciare i rischi di una “politicizzazione del sistema giudiziario”. Pd, M5s e Avs lanceranno nei prossimi mesi una serie di iniziative pubbliche per ribadire che la riforma, a loro avviso, “mina l’autonomia dei magistrati e indebolisce i cittadini di fronte al potere politico”.
Secondo la deputata Valentina D’Orso (M5s), un dato importante che è emerso dal sondaggio,è "Che tanti cittadini non hanno ancora le idee chiare ed è comprensibile sia così. Il nostro compito è quello di spiegare loro che qui non c’è in gioco qualche aspetto tecnico legato all’organizzazione della giustizia, ma l’equilibrio tra i poteri dello Stato”.
"C'è il rischio che gli italiani non capiscano questo referendum"
Una parte dei cittadini che abbiamo sentito per le strade della capitale, ha espresso preoccupazione circa la possibilità che il contenuto del referendum non venga compreso a dovere da parte dell'elettorato.
"C'è la possibilità che l'italiano che non ha una cultura giuridica, non abbia capito che cosa sia questo referendum - spiega una signora - in realtà non è un referendum sulla giustizia, non influisce sulla durata dei processi che sono troppo lunghi, questione che sta a cuore agli italiani. Si tratta di una riforma che non cambia la vita pratica dei cittadini ma la peggiora".
"Nel momento in cui se ne parla di più e si diffonde una conoscenza dei termini reali della questione - aggiunge un signore - penso che gli esiti sarebbero ben diversi".
"Non è giusto modificare la costituzione"
Tra gli intervistati, la maggior parte di quelli che hanno espresso un'opinione, si è detta contraria alla riforma, anche se questo non costituisce un campione di riferimento al pari di un sondaggio. "Non bisogna toccare la costituzione - dice una signora - è la legge più importante e più onesta che c'è oggi in Italia".
"Sono contraria - spiega una ragazza - vorrei che rimanesse tutto così. Sono d'accordo con chi, aggiunge, pensa che questa riforma porti ad un'eccessiva politicizzazione dei magistrati e della magistratura".