Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Separazione carriere: la Camera approva la riforma, bagarre in aula dopo esultanza del governo

Il voto alla Camera sulla riforma della giustizia
Il voto alla Camera sulla riforma della giustizia Diritti d'autore  Camera dei deputati
Diritti d'autore Camera dei deputati
Di Stefania De Michele
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button

La Camera approva in terza lettura la separazione delle carriere in magistratura. Nordio brinda, opposizioni in rivolta: concreta la possibilità del referendum

PUBBLICITÀ

La riforma della giustizia in Italia val bene un brindisi alla buvette del Parlamento. Dopo il via libera della Camera alla normativa che introduce la separazione delle carriere in magistratura, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l'ha dichiarato a margine dei numeri "schiaccianti" con cui è stato approvato il disegno di legge costituzionale: "Per la cronaca di chi ritiene che io sia addetto all'alcolismo, vado a festeggiare questa bellissima giornata con uno spritz".

"La vittoria del governo e del centrodestra sulla riforma della giustizia "non deve essere vissuta, lo ripeto per l'ennesima volta, come una sconfitta della magistratura e tanto meno come una forma di tentata umiliazione della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere" ha aggiunto Nordio.

Bagarre in Aula dopo il voto

L’approvazione non è arrivata senza strascichi e, tra gli applausi della maggioranza, si è scatenata la bagarre. La capogruppo del Pd Chiara Braga ha attaccato i ministri presenti accusandoli di un comportamento “indegno”, e da lì le opposizioni hanno inscenato una protesta animata sotto i banchi del governo.

Le tensioni tra deputati sono salite di tono, con spintoni sfiorati e urla reciproche, fino all’intervento del presidente di turno Sergio Costa che ha sospeso la seduta per alcuni minuti. Alla ripresa, il clima restava teso ma l’aula è tornata alla normalità.

L'iter della riforma della giustizia

La Camera dei deputati ha approvato in terza lettura il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere in magistratura con 243 voti favorevoli e 109 contrari.

Non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi (267 sì), necessaria per evitare un eventuale referendum confermativo. Il provvedimento prosegue ora il suo iter al Senato per la quarta e ultima lettura.

Perché la riforma diventi definitiva serve dunque un’ulteriore approvazione da parte del Senato, attesa entro l’autunno.

Scenario referendum

Il mancato raggiungimento del quorum dei due terzi rende concreta la possibilità di una consultazione popolare. Se anche al Senato non dovessero arrivare i numeri necessari per blindare la riforma, sarà infatti il corpo elettorale a pronunciarsi in un referendum confermativo. Un passaggio che trasformerebbe la separazione delle carriere in magistratura in uno dei temi centrali del dibattito politico dei prossimi mesi.

A differenza delle consultazioni abrogative, non è previsto alcun quorum: il risultato sarà valido qualunque sia il livello di partecipazione.

La maggioranza si dice pronta a difendere in campagna elettorale una riforma definita “storica”, mentre le opposizioni — dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle, fino ad Avs — annunciano battaglia e parlano di un intervento che mina l’indipendenza della magistratura.

Carriera dei magistrati e Csm

Oggi chi entra in magistratura può scegliere se diventare giudice o pubblico ministero, con la possibilità – rara – di cambiare ruolo una sola volta entro i primi dieci anni. Con la riforma, questo passaggio verrebbe definitivamente bloccato: giudici e pm seguirebbero due percorsi separati e non comunicanti.

Il disegno di legge prevede anche la modifica dell’organo di autogoverno della magistratura. Al posto di un unico Consiglio superiore, ce ne sarebbero due: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, entrambi presieduti dal Capo dello Stato.

Le funzioni organizzative e di carriera resterebbero in capo ai due Csm, mentre quelle disciplinari passerebbero a un nuovo organismo: l’Alta corte disciplinare. Cambierebbe inoltre il sistema di composizione: per la componente laica, i membri verrebbero estratti a sorte da un elenco di professori universitari e avvocati compilato dal Parlamento; per la parte togata, la selezione riguarderebbe direttamente magistrati giudicanti e requirenti. L’obiettivo dichiarato è ridurre il peso delle correnti interne.

L’Alta corte disciplinare

Il nuovo organismo disciplinare, altro pilastro della riforma, avrebbe il compito di vigilare su magistrati giudicanti e requirenti. Sarebbe composto da 15 membri, nominati in parte dal presidente della Repubblica, in parte sorteggiati da elenchi predisposti dal Parlamento e in parte scelti tra magistrati con requisiti specifici.

La presidenza sarebbe affidata a una figura designata dal Capo dello Stato.

Reazioni politiche

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio diffuso sui social, ha parlato di “tappa fondamentale” per la riforma della giustizia, ribadendo l’impegno dell’esecutivo a consegnare al Paese un sistema “più efficiente e trasparente”. La premier ha sottolineato che il percorso non si ferma qui e che l’obiettivo resta quello di arrivare al via libera definitivo in Senato per una riforma definita “storica” e “attesa da anni”.

"Promessa mantenuta: avanti tutta" ha commentato a sua volta il leader della Lega nonché vicepremier, Matteo Salvini.

Entusiasmo anche tra le fila di Forza Italia. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito il voto di Montecitorio “una vittoria storica” e ha ricordato come la battaglia per la separazione delle carriere sia un punto cardine del programma azzurro sin dal 1994. Parlando con i giornalisti, Tajani ha paragonato l’eventuale campagna referendaria a quella sulla scala mobile del 1985, lasciando intendere che la maggioranza è pronta a misurarsi con gli elettori. “Adesso toccherà agli italiani giudicare – ha detto –questa riforma non è solo una promessa mantenuta, ma una scelta di democrazia”.

Di segno opposto le posizioni dell’opposizione. Elly Schlein, segretaria del Pd, aveva già definito il provvedimento “una riforma spot che rischia di rendere meno indipendente e autonoma la magistratura” e ha accusato il governo di aver ignorato emendamenti e audizioni: “Il Parlamento è stato umiliato per coprire le divisioni della maggioranza”.

"Prosegue l'iter di un intervento che consideriamo profondamente sbagliato e pericoloso per gli equilibri democratici del nostro Paese - ha detto Debora Serracchiani deputata Pd e responsabile nazionale giustizia del partito - La maggioranza sta portando avanti a colpi di numeri una riforma costituzionale sulla separazione delle carriere che mina l'equilibrio tra poteri dello Stato e indebolisce le garanzie dei cittadini".

Anche il Movimento 5 Stelle ha criticato duramente la riforma, con senatori che hanno sollevato cartelli con i nomi di Falcone e Borsellino, denunciando un progetto “pericoloso” che potrebbe piegare la magistratura al potere politico.

"Prendiamo atto del terzo voto parlamentare sulla riforma costituzionale e rinnoviamo il nostro impegno in vista del referendum, per informare tutti gli italiani sui pericoli del disegno di legge Nordio. E lo faremo a partire dall'assemblea nazionale del 25 ottobre a Roma. Questa riforma toglie diritti ai cittadini, non danneggia i singoli magistrati ma mette a rischio l'equilibrio fra poteri definito dalla nostra stessa Costituzione" si legge in una nota della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Clima e diritto: la Corte internazionale di giustizia riconosce il dovere degli Stati di agire

Leone XIV parla ai cardinali di AI, giustizia e lavoro: il testo integrale del discorso

Caso Almasri, informativa al Parlamento dei ministri Nordio e Piantedosi: attacchi dall'opposizione