L’Iran rivela l’uso del Khyber Shakan, missile balistico di ultima generazione, nella risposta agli attacchi americani. Elevata precisione, gittata di 1.450 km e un forte simbolismo religioso alla base della scelta del nome
Teheran ha compiuto un passo significativo nell’ambito della sua strategia militare, annunciando ufficialmente l’impiego del missile Khyber Shakan, il più recente e sofisticato ordigno balistico a lungo raggio a combustibile solido dell’arsenale iraniano. A comunicarlo è stato il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (Irgc), specificando che l’attacco non ha ancora mostrato “l’intera capacità offensiva” del Paese. Il messaggio è chiaro: la Repubblica islamica è pronta a un’eventuale escalation, ma ha ancora margine operativo.
Il missile utilizzato rappresenta la quarta generazione della famiglia Khorramshahr, ed è tra i più avanzati mai realizzati dall’industria bellica iraniana.
Con una gittata di 1.450 chilometri e un sistema di guida satellitare che garantisce altissima precisione, il Khyber Shakan è dotato di una testata manovrabile del peso di circa 1.500 chilogrammi. La sua velocità – superiore a 19.000 km/h nello spazio e quasi 10.000 km/h in atmosfera – lo rende estremamente difficile da intercettare anche da sistemi d'élite come Patriot o David’s Sling.
Origini, sviluppo e peculiarità del Khyber Shakan
La prima versione della linea risale al 2017 con il Khorramshahr-1, seguito da versioni successive che hanno visto continui miglioramenti sul fronte della precisione e della potenza. Il missile attuale, introdotto nel maggio 2023 come Khorramshahr-4, integra un motore chiamato “Arond”, posizionato all’interno del serbatoio di carburante per minimizzarne la lunghezza e aumentare la difficoltà di tracciamento. Grazie alla sua architettura, il missile può essere lanciato da piattaforme mobili e preparato al decollo in meno di 15 minuti.
Una delle sue innovazioni più rilevanti è l’assenza di alettoni, una scelta ingegneristica che riduce l’attrito e ne aumenta precisione e velocità. Il funzionamento è articolato in tre fasi: lancio e volo, separazione e guida della testata, e infine la fase di rientro atmosferico ad alta velocità (oltre Mach 8), in cui vengono attivati i propulsori finali per l’impatto.
Oltre la tecnologia: un messaggio storico e religioso
Il nome “Khyber Shakan” ha una forte valenza ideologica. Fa riferimento a una celebre battaglia combattuta nell’Arabia del VII secolo tra musulmani ed ebrei, in cui emerse la figura dell’Imam Ali, centrale per l’Islam sciita. In questo contesto, l’Iran non solo dimostra potenza militare, ma costruisce un narrativo storico-religioso che inquadra il conflitto con Israele all’interno di uno scontro epocale.
Questo missile non è un’esclusiva della crisi attuale. Era già stato impiegato, secondo fonti occidentali, nelle operazioni denominate “Sadiq Promise 1” e “Sadiq Promise 2”, rispettivamente nell’aprile e nell’ottobre del 2024. Il suo uso ripetuto dimostra la crescente fiducia di Teheran nella sua efficacia come strumento di deterrenza e, all’occorrenza, di rappresaglia strategica.
Mentre la tensione tra Iran e Stati Uniti tocca nuovi picchi, il lancio del Khyber Shakan rappresenta un monito: la Repubblica islamica è pronta a difendersi non solo con mezzi militari d'avanguardia, ma con tutta la forza simbolica della propria narrazione storica e culturale.