Il leader del partito di governo Fidesz ha affermato che la lotta contro la "disinformazione" ucraina è ora più urgente
L'Assemblea nazionale ungherese non voterà prima dell'estate la cosiddetta legge sulla "trasparenza", che ha suscitato scalpore a livello internazionale. Máté Kocsis, leader del gruppo parlamentare di Fidesz, ha dichiarato a Index che la discussione del progetto di legge sarà rimandata all'autunno per dare tempo alle proposte delle organizzazioni professionali di essere prese in considerazione.
L'esponente politico ungherese ha precisato che il progetto di legge, considerato inaccettabile dalle opposizioni e dalle organizzazioni non governative, ha ricevuto molte proposte di modifica nelle ultime settimane, anche all'interno del suo stesso gruppo parlamentare. Ma a chiedere di emendare il testo sono stati anche l'Associazione bancaria ungherese, l'Associazione pubblicitaria ungherese, l'Ufficio del presidente della Repubblica, l'Ordine degli avvocati e l'Associazione degli editori di giornali. Kocsis ha quindi aggiunto che in questa fase si ritiene più importante agire contro la "propaganda ucraina" e la presunta "disinformazione".
La Commissione europea ha chiesto il ritiro della proposta di legge
Alla fine di maggio Bruxelles ha invitato il governo ungherese a ritirare la proposta di legge: "La Commissione nutre serie preoccupazioni su questa bozza. Se il progetto venisse adottato nella sua forma attuale, costituirebbe una grave violazione dei principi e della normativa europea. Chiediamo quindi che venga ritirato dall'iter legislativo", ha dichiarato un portavoce della Commissione a Euronews. "Non esiteremo - ha aggiunto - ad adottare le misure necessarie se questo progetto verrà approvato".
Tuttavia, non è chiaro se la decisione di procrastinare all'autunno le decisioni sulla legge siano dipese anche dalla presa di posizione dell'organismo esecutivo dell'Ue.
Se approvata, la normativa imporrebbe la creazione di elenchi di giornali indipendenti e Ong che utilizzano finanziamenti esteri e che hanno tra i propri obiettivi quello di "cercare di influenzare le politiche pubbliche". I loro flussi finanziari sarebbero inoltre controllati da un ufficio ad hoc, al quale verrebbero conferiti ampi poteri di controllo e di reperimento dei dati. Chi viola la legge andrebbe inoltre incontro a pesanti ammende.
I partiti di opposizione e le Ong ritengono per questo il testo incostituzionale e in contrasto con il diritto comunitario.