Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Gaza, le reazioni al piano Trump di controllo Usa della Striscia e al trasferimento dei palestinesi

Il Presidente Donald Trump parla ai giornalisti mentre firma gli ordini esecutivi nello Studio Ovale della Casa Bianca, martedì 4 febbraio 2025, a Washington.
Il Presidente Donald Trump parla ai giornalisti mentre firma gli ordini esecutivi nello Studio Ovale della Casa Bianca, martedì 4 febbraio 2025, a Washington. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Tamsin Paternoster
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto: Copy to clipboard Copied

La proposta che gli Stati Uniti possano "prendere il controllo" di Gaza, espellendo i palestinesi e trasformando la Striscia in un "resort" del Medio Oriente è stato accolto con indignazione nella regione, in Europa e nel resto del mondo, tranne in Israele

PUBBLICITÀ

L'annuncio di Donald Trump che gli Stati Uniti potrebbero "prendere il controllo" della Striscia di Gaza e trasferire la popolazione palestinese in altri Paesi, è stato condannato in tutto il Medio Oriente e oltre e, dall'altro lato, celebrato da parte del governo di Israele.

Durante una conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington martedì, Trump ha dichiarato che "gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza" e ne faranno una "Riviera del Medio Oriente".

Per il presidente Usa i palestinesi "non possono vivere a Gaza in questo momento", dopo 15 mesi di guerra tra Israele e Hamas e di devastazione nella Striscia.

L'ipotesi non è stata "presa a cuor leggero", ha proseguito aggiungendo di avere il sostegno da parte di altre leader con i quali ne avrebbe discusso, senza citare chi.

Donald Trump con Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca (4 febbraio 2025)
Donald Trump con Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca (4 febbraio 2025) Evan Vucci/Copyright 2025 The AP. All rights reserved

Gaza una nuova Nakba palestinese?

L'ipotesi di una nuova espulsione di massa di palestinesi, dopo quelle seguite alle guerre del 1948 e del 1967, ha suscitato indignazione a livello internazionale.

A una nuova Nakba ("catastrofe") Riyad Mansour, leader della delegazione palestinese alle Nazioni Unite, ha opposto che i residenti di Gaza dovrebbero piuttosto potere rientrare nelle proprietà oggi in Israele, da cui sono stati cacciati in passato.

"Per coloro che vogliono mandare" i gazawi "in un 'bel posto' felice, lasciateli tornare, alle loro case originali", ha detto Mansour, "lì ci sono bei posti e saranno felici di tornare in questi luoghi".

"Il presidente Mahmoud Abbas e la leadership palestinese hanno espresso il loro forte rifiuto alle richieste di impossessarsi della Striscia e di spostare i palestinesi fuori dalla loro patria", ha dichiarato l'ufficio del presidente dell'Aurità Nazionale Palestinese, che governa parte della Cisgiordania.

Il leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha commetato l'iniziativa americana come "una ricetta per creare caos e tensione nella regione". Il movimento armato palestinese ha dichiarato attraverso un altro funzionario che "la resistenza continuerà finché il popolo palestinese non otterrà la sua libertà e indipendenza".

Il ministero degli Esteri dell'Arabia Saudita, il maggiore alleato Usa nella regione insieme con Israele, ha affermato in una dichiarazione di respingere qualsiasi tentativo di allontanare i palestinesi dalla loro patria e che non stabilirà legami con Israele senza uno Stato palestinese.

"L'Arabia Saudita continuerà a impegnarsi senza sosta per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale e non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele in assenza di questo", si legge nella dichiarazione saudita.

Per i sauditi, da cui si attende gran parte delle centinaia di miliardi di dollari necessarie per la ricostruzione della Striscia, questa posizione "non è negoziabile".

Sabato un gruppo di nazioni arabe, tra cui Egitto e Giordania e la stessa Arabia Saudita, ha respinto la precedente proposta di Trump di trasferire i palestinesi di Gaza nei Paesi vicini.

Le potenze regionali hanno avvertito nella nota congiunta che qualsiasi piano che incoraggi il trasferimento o lo "sradicamento" dei palestinesi minaccerebbe la stabilità del Medio Oriente.

Le reazioni in Europa e nel mondo all'idea di Trump su Gaza

La Cina ha detto di opporsi a tale prospettiva. Mercoledì un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che Pechino ha "sempre sostenuto che il governo dei palestinesi sui palestinesi è il principio di base della governance postbellica di Gaza".

“La soluzione del Medio Oriente può avvenire solo sulla base di due Stati”, ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Anche il primo ministro australiano, Anthony Albanese, si è espresso per la soluzione a due Stati in Medio Oriente "dove sia gli israeliani che i palestinesi possano vivere in pace e sicurezza".

Quanto all'Europa, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che i palestinesi devono poter tornare alle loro case a Gaza, interrogato mercoledì alla Camera dei Comuni sull'ipotesi annunciata dal presidente Trump.

La ministra degli Esteri della Germania, Annalena Baerbock, ha ribadito che “è chiaro che Gaza - insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est - appartiene ai palestinesi e costituisce il punto di partenza per un futuro Stato di Palestina”.

"Il piano annunciato da Donald Trump sul futuro di Gaza è inaccettabile e inquietante", ha scritto invece su X la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, "è un'idea criminale e rappresenta un regalo ad Hamas e alle organizzazioni terroristiche".

"Un progetto di vera e propria pulizia etnica: non c'è altro modo per definirlo", ha dichiarato da parte sua Laura Boldrini, deputata del partito Democratico e a capo del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

"L'Europa cosa dice? Cosa intende fare per garantire il diritto dei palestinesi a vivere nella loro terra e ad avere uno stato indipendente, come previsto dalla risoluzione Onu del 1947?", ha chiesto Boldrini.

Trump si dice ancora a favore della soluzione dei Due Stati

Il presidente degli Stati Uniti ha detto di non essere contrario alla soluzione dei due Stati, che è stata l'approccio ufficiale di politica estera Usa per decenni.

La Striscia di Gaza è stata un "buco infernale per le persone che ci vivono" e bisogna dare loro una "possibilità di vita", ma ciò "non significa nulla su due Stati o uno Stato o qualsiasi altro Stato", ha aggiunto Trump.

In Israele, la prospettiva di uno svuotamento di Gaza è stata accolto con un plauso dall'estrema destra, critica dello stesso accordo di cessate il fuoco stipulato con Hamas il mese scorso.

L'ex ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, che si è dimesso dal governo Netanyahu proprio in protesta per quell'intesa, ha scritto sui social media riferendosi all'idea del presidente Usa su Gaza: "Donald, questo sembra l'inizio di una bella amicizia".

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, anch'egli un rappresentate dell'ultradestra ebraica, ha ringraziato Trump su X, facendo eco ai commenti di Netanyahu che ha chiamato il presidente Usa Washington il "migliore amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca" elogiandolo per aver "pensato fuori dagli schemi con idee nuove".

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Gaza, abitanti protestano contro il "piano criminale" di Trump: "Non fuggiremo mai"

Stati Uniti: migliaia in piazza contro i primi ordini di Trump

Cessate il fuoco a Gaza, Netanyahu: "Domenica liberati i primi ostaggi"