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Libano: esercito israeliano uccide almeno 22 persone, le truppe avrebbero dovuto lasciare il Paese

Donne libanesi stringono un ritratto di Nasrallah, mentre camminano ad Aita al-Shaab, un villaggio libanese distrutto, 26 gennaio 2025
Donne libanesi stringono un ritratto di Nasrallah, mentre camminano ad Aita al-Shaab, un villaggio libanese distrutto, 26 gennaio 2025 Diritti d'autore  Bilal Hussein/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Bilal Hussein/Copyright 2025 The AP. All rights reserved.
Di Isidoro Patalano & Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'esercito israeliano ha ucciso almeno 2 persone e ne ha ferite oltre nel sud del Libano nel giorno in cui avrebbe dovuto lasciare il Paese in base agli accordi di cessate il fuoco tra Tel Aviv e Hezbollah

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L'esercito israeliano ha ucciso almeno 22 persone e ne ha ferite circa 90 domenica nel sud del Libano, quando ha aperto il fuoco contro centinaia di civili che avevano superato i blocchi stradali istituiti il giorno precedente dall'esercito israeliano.

L'attacco avviene nel giorno in cui le truppe israeliane avrebbero dovuto ritirarsi in base a un accordo di cessate il fuoco.

Il ministero della Sanità libanese ha dichiarato che le forze israeliane hanno aperto il fuoco in almeno due città di confine contro "cittadini che cercavano di tornare ai loro villaggi".

Il mancato ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano

I manifestanti, alcuni dei quali sventolavano bandiere di Hezbollah, hanno tentato di entrare in diversi villaggi della zona di confine per protestare contro il mancato ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale entro il termine di sessanta giorni previsto dall'accordo di cessate il fuoco che ha fermato la guerra tra Israele e Hezbollah a fine novembre.

Il ritiro delle truppe sarebbe dovuto avvenire nelle prime ore di domenica, ma l'Idf ha dichiarato di aver bisogno di rimanere più a lungo nell'area perché l'esercito libanese non si è ancora dispiegato in tutte le aree del Libano meridionale per garantire che Hezbollah non ristabilisca una presenza militare nella zona.

Le forze libanesi, a loro volta, hanno dichiarato di non potersi schierare nell'area fino al ritiro delle forze israeliane.

Le accuse e gli appelli

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incolpato il Libano per il ritardo, affermando che Hezbollah non si è ritirato a sufficienza dalla regione di confine. Beirut ha negato l'accusa e ha esortato Israele a rispettare la scadenza.

Il presidente libanese Joseph Aoun ha affermato che "la sovranità e l'integrità territoriale del Libano non sono negoziabili" e ha esortato i cittadini a "esercitare l'autocontrollo e ad avere fiducia nelle Forze armate libanesi".

Il presidente del Parlamento Nabih Berri ha dichiarato in un comunicato che lo spargimento di sangue di domenica "è un chiaro e urgente appello alla comunità internazionale affinché agisca immediatamente e costringa Israele a ritirarsi dai territori libanesi occupati".

Il partito di Berri, Amal Movement, è alleato di Hezbollah ed è stato un interlocutore tra il gruppo militante e gli Stati Uniti durante i negoziati per il cessate il fuoco.

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