Il giorno dopo il rilascio dei primi ostaggi, niente bombardamenti dopo più di un anno. Ma ci sono state almeno due vittime palestinesi, secondo media locali. L'Onu avverte: per la ricostruzione potrebbero volerci 350 anni
La prima notte senza bombardamenti da più di un anno ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai palestinesi di Gaza. Molti hanno deciso di usare la pausa nelle ostilità per tornare da Khan Younis a Rafah, nel sud della Striscia, o in altre città da cui sono stati costretti a scappare in questi mesi di guerra, per trovare spesso solo macerie.
È proprio tra le macerie che ha scavato dall'inizio della tregua la Difesa civile palestinese che ha recuperato solo a Rafah 137 corpi. Lo riferisce Al Jazeera online, aggiungendo che si stimano almeno diecimila cadaveri ancora non identificati, oltre ai quasi 50mla morti del bilancio ufficiale della guerra.
A questo si aggiunge l'uccisione di un bambino lunedì a Rafah, "giustiziato da un cecchino israeliano" secondo l'agenzia palestinese Wafa. Altre nove persone, tra cui bambini, sono rimaste ferite nella zona sempre secondo l'agenzia, in quella che sarebbe una delle prie violazioni del cessate il fuoco entrato in vigore domenica.
La reazione degli abitanti di Gaza alla tregua
“Siamo molto felici per il primo giorno del cessate il fuoco. È stato finalmente un giorno senza bombardamenti, senza droni. Siamo stanchi della guerra e della distruzione intorno a noi", ha dichiarato Fatma Hamad, donna sfollata dalla città di Rafah.
Che poi aggiunge: "La gente di Rafah si è sentita umiliata e senza casa. Siamo andati a piedi per lunghi tratti. Avevamo tantissima paura per i nostri cari. Ma siamo sopravvissuti e speriamo di tornare nelle nostre terre, se Dio vuole”.
Sulla striscia di Gaza regna l'incertezza
Il ritorno delle famiglie a Gaza avviene tra l'incertezza: nella giornata di ieri, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto capire che il cessate il fuoco potrebbe essere temporaneo e che l'esercito di Tel Aviv potrebbe tornare una volta riportati a casa gli ostaggi.
Lo stesso Nethanyahu ha anche affermato che il presidente eletto Donald Trump ha tolto il bando sull'export di alcuni tipi di armi statunitensi a Israele imposto dal suo predecessore Joe Biden.
Ieri sera sono stati liberati i primi tre ostaggi israeliani detenuti dal 7 ottobre 2023, in uno scambio con 90 prigionieri palestinesi. Il secondo gruppo di ostaggi dovrebbe essere rilasciato da Hamas sabato prossimo.
Aiuti umanitari in arrivo, mentre l'Europa si dice pronta a contribuire alla ricostruzione
Nello stesso tempo, sono arrivati i primi camion di aiuti umanitari diretti verso una Striscia stremata.
Il 18 gennaio scorso, la responsabile per la Politica Estera dell'Unione europea Kaja Kallas, in un incontro con il primo ministro palestinese Mustafa ha richiesto lo sblocco degli aiuti dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi).
L'agenzia, diretta dall'italiana Francesca Albanese, è stata messa fuori legge da Tel Aviv lo scorso ottobre.
Nella mattina di oggi, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è recato a Tel Aviv, altro fronte caldo. Su X ha dichiarato che "l'Italia è pronta a fare la sua parte nella ricostruzione a Gaza"
Per la ricostruzione a Gaza serviranno fino a 350 anni
Le Nazioni Unite hanno dichiarato che la rimozione dei 50,8 milioni di tonnellate di macerie a Gaza non è possibile prima del 2040 e necessiterà di investimenti da 1,2 miliardi di dollari.
Nelle stime di ottobre più pessimistiche, potrebbero essere necessari più di 350 anni per la ricostruzione, se Gaza rimarrà sotto il blocco israeliano.