Nelle ultime 48 ore l'aviazione israeliana ha lanciato almeno 250 attacchi aerei in tutta la Siria, distruggendo infrastrutture e mezzi dell'esercito siriano. Ha inoltre occupato la zona cuscinetto sulle Alture del Golan e, secondo Reuters, le sue truppe sarebbero avanzate in territorio siriano
Dalla caduta del regime di Bashar al-Assad di domenica l'aviazione israeliana ha effettuato almeno 250 attacchi aerei distruggendo "i più importanti siti militari in Siria", riportano l'Osservatorio siriano per i diritti umani e i giornalisti internazionali sul campo.
Gli attacchi israeliani hanno preso di mira centri di ricerca, aeroporti e magazzini, squadriglie di aerei, radar, stazioni di segnalazione militare e diversi depositi di armi e munizioni in tutta la Siria, uccidendo due persone e causando danni significativi. Tra i siti colpiti ci sono strutture di ricerca scientifica e siti di stoccaggio di armi a Hama e Damasco.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha dichiarato che le operazioni hanno colpito anche presunti siti di armi chimiche e strutture di missili a lunga gittata per impedirne l'uso da parte di gruppi ostili.
Fonti della sicurezza regionale e ufficiali dell'esercito siriano caduto hanno riferito a Reuters che gli attacchi aerei israeliani, continuati anche nella notte tra lunedì e martedì, hanno distrutto tutti i mezzi dell'esercito siriano.
Israele avanza in territorio siriano dalle alture del Golan
Inoltre, domenica le truppe israeliane hanno occupato parte della zona cuscinetto demilitarizzata e sorvegliata dalle Nazioni Unite che divide l'area occupata da Israele nelle alture del Golan, area contesa da decenni ma che secondo la comunità internazionale appartiene alla Siria, dal territorio siriano.
Secondo Reuters, che cita fonti della sicurezza siriana, martedì i carri armati israeliani si sono spinti oltre la zona cuscinetto avanzando lungo il lato siriano del confine con il Libano e raggiungendo Qatana, a circa 25 chilometri dalla capitale Damasco. La notizia dell'incursione è stata diffusa anche dai media siriani e libanesi. L'esercito israeliano sta smentendo l'avanzata.
Il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce dell'esercito israeliano, ha dichiarato che “le notizie che circolano nei media sulla presunta avanzata dei carri armati israeliani verso Damasco sono false”, confermando però che le truppe israeliane sono stanziate all'interno della "zona cuscinetto". L'esercito israeliano aveva precedentemente dichiarato che le truppe sarebbero entrate nella zona cuscinetto “e in diversi altri luoghi necessari per la sua difesa”.
Già lunedì l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon aveva affermato in una lettera all'organismo internazionale che le azioni di Israele sono “misure limitate e temporanee” per proteggere i suoi cittadini e che “Israele non sta intervenendo nel conflitto in corso tra i gruppi armati siriani”.
Le altre potenze regionali condannano Israele
Martedì l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen ha ammonito Israele sulla necessità di fermare gli attacchi aerei e le invasioni di terra in territorio siriano, affermando che le sue azioni violano l'accordo del 1974 tra Israele e Siria.
Anche Iran, Qatar, Arabia Saudita e Turchia hanno condannato le azioni di Israele. Teheran ha parlato di una "flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite", mentre l'Arabia Saudita ha dichiarato che Israele continua a violare i principi del diritto internazionale, confermando "la sua determinazione a sabotare le possibilità della Siria di ripristinare la propria sicurezza, stabilità e integrità territoriale".
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che è “inaccettabile” che Israele cerchi di approfittare della situazione in Siria, Paese del quale ha violato la sovranità. Reuters riporta che anche il ministero degli Esteri turco ha condannato con forza l'incursione di Israele in territorio siriano, affermando che Tel Aviv mostra ancora una volta "la sua mentalità da occupante".
Di fronte alle crescenti critiche, lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato che le alture del Golan, occupate da Israele dal 1967 e annesse unilateralmente nel 1981, rimarranno parte di Israele “per l'eternità”.