In migliaia sono partiti l’8 luglio da Nezuk e hanno percorso 100 chilometri con tappe giornaliere di circa 30 km, per arrivare il 10 luglio al Memoriale di Potočari, a Srebrenica, per ricordare il massacro di almeno ottomila uomini e ragazzi bosgnacchi a opera dei serbi, nel 1995
Si chiama Marš mira, la marcia della pace di tre giorni che si svolge ogni anno dal 2004 per commemorare il genocidio di Srebrenica, in Bosnia Erzegovina, dell'11 luglio 1995.
Secondo gli organizzatori, quest'anno seimila persone, tra cui 250 bambini, hanno partecipato all'iniziativa nonostante le alte temperature. I partecipanti si sono messi in cammino da Nezuk verso Potočari per ripercorrere a ritroso i cento chilometri dove tentarono la fuga in migliaia e dove altrettanti furono uccisi tra le foreste della Bosnia orientale dalle forze militari serbo-bosniache di Ratko Mladić.
Genocidio Srebrenica: cosa successe l'11 luglio 1995
Le forze serbe e i serbi di Bosnia invasero 29 anni fa un'area protetta dalle Nazioni Unite a Srebrenica massacrando almeno ottomila uomini e ragazzi bosgnacchi, ovvero musulmani bosniaci.
Solo in pochi si salvarono, bombardati costantemente dall'artiglieria serba, trucidati nelle imboscate o sterminati dopo essersi arresi alle truppe di Ratko Mladić, il comandante dei soldati serbo-bosniaci. I circa ventimila anziani, donne e bambini, consegnati ai serbi dai caschi blu olandesi, considerati dal Tribunale internazionale dell'Aja colpevoli per l'inerzia con cui operò l'Onu, furono deportati.
A quasi tre decenni dalla fine della guerra, in Bosnia Erzegovina risultano scomparse ancora oltre settemila persone sul totale di 29.819 scomparse di cui si è verificata l'identità.
Genocidio Srebrenica: sì dell'Assemblea Onu a una giornata commemorativa
Lo scorso maggio l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione sponsorizzata da Germania e Ruanda per commemorare annualmente il genocidio di Srebrenica, nonostante la forte opposizione dei serbi di Bosnia, della vicina Serbia e dei politici filoserbi del Montenegro, che sostengono che la misura etichetta tutti i serbi come responsabili di genocidio.