Secondo giorno in Mongolia per Papa Francesco, il pontefice ai governi: "Non temete la Chiesa"

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Bergoglio ha elogiato la tradizione di libertà religiosa del Paese, che però ha riconosciuto la Chiesa cattolica solo nel 1992. È il primo viaggio di sempre di un pontefice nella regione

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Nel secondo giorno della visita di Papa Francesco in Mongolia, la prima di sempre per un pontefice, il capo della Chiesa cattolica è stato accolto da una cerimonia di benvenuto ufficiale che si è svolta nella centrale piazza di Sukhbaatar, nella capitale Ulaannaatar.

Bergoglio, 86 anni, è stato accolto dal presidente mongolo Ukhnaa Khurelsukh, che vestito in abiti tradizionali lo ha ricevuto sotto il memoriale dedicato a Gengis Khan.

All'entusiasmo dei giovani fedeli mongoli, che hanno gridato "Viva il papa" davanti alle telecamere delle testate internazionali, si sono aggiunti numerosi pellegrini provenienti da altri paesi asiatici, in visita nella capitale mongola per omaggiare Papa Francesco.

Il Pontefice ha rivolto parole di incoraggiamento alla piccola comunità cattolica del Paese a prevalenza buddista e ha elogiato la tradizione di libertà religiosa della Mongolia, che risale ai tempi del suo fondatore, Gengis Khan.

Poi, con parole che sembravano rivolte più alla Cina che al Paese che sta visitando, ha anche detto che i governi non hanno nulla da temere dalla Chiesa cattolica. "I governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall'opera di evangelizzazione della Chiesa, perché essa non ha un'agenda politica da portare avanti", ha dichiarato. 

La giornata di ieri

Il Papa è arrivato in Mongolia venerdì, e come da tradizione di questo Paese asiatico per le visite dei capi di stato, Francesco è stato accolto presso l'aeroporto internazionale di Chinggis Khaan dalla ministra degli Esteri, Batmunkh Battsetseg, prima di essere portato presso la Prefettura Apostolica della capitale mongola.

Nel paese i fedeli di confessione cattolica sono appena 1.450, ma nella cerimonia di accoglienza all'aeroporto hanno dato un benvenuto caloroso al Pontefice sceso dall'aereo con un ascensore.

"Sono molto eccitata all'idea di incontrare una personalità così importante", ha detto una presente. "Sono contenta di poterlo conoscere di persona, è un'occasione unica per tutto il Paese".

Un remoto viaggio apostolico

Si tratta del 43esimo viaggio apostolico di Francesco e il primo in questa regione dell'Asia, che ha riconosciuto la Chiesa cattolica solo nel 1992, quando il Paese ha abbandonato il governo comunista di matrice sovietica e ha inserito la libertà religiosa nella sua Costituzione. 

Come è sua abitudine quando sorvola Paesi in cui non atterra, il Papa ha salutato dall'aereo la vicina Cina. 

"Invio auguri di buoni auspici a Sua Eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell'unità e della pace". È stato il testo del telegramma di saluto inviato dal Papa al presidente cinese Xi Jinping.

La visita è anche un'opportunità per migliorare le relazioni tra Vaticano e Cina.

I significati della visita in Mongolia

Sembra che sia stato il "silenzio" ad invitare Francesco in questo Paese dimenticato in cui i cattolici sono appena 1.450 , "un popolo piccolo in una terra grande" ha detto il Papa sull'aereo parlando ai giornalisti. E ha aggiunto: "Ci farà bene capire il grande silenzio della Mongolia". Un silenzio che nel cuore dei credenti apre sconfinate praterie di meditazione e di armonie col creato.

La Mongolia è un paese poverissimo in cui la maggioranza della popolazione è buddista tibetana. Gli inverni qui sono estremamente freddi e nevosi tanto da rendere la vita ardua non solo agli esseri umani ma anche ai moltissimi capi di bestiame, con conseguenze critiche per le comunità di pastori nomadi delle steppe che proprio su pecore, capre, bovini e cammelli fanno affidamento per sopravvivere.

La visita di Francesco durerà fino al 4 settembre.

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