Sudan, si combatte ancora nonostante la tregua concordata. Appello del Papa al dialogo

Combattimenti in Sudan
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Di Debora Gandini
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I nuovi scontri, in Sudan, sono scoppiati poche ore dopo che i generali della parte rivale avevano concordato un imminente cessate il fuoco di una settimana

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Colonne di fumo si alzano a sud di Khartoum mentre i combattimenti proseguono. L'esercito sudanese cerca di resistere al tentativo dei paramilitari di avanzare verso la sua principale base aerea vicino alla capitale. 

I nuovi scontri, in Sudan, sono scoppiati poche ore dopo che i generali della parte rivale avevano concordato un imminente cessate il fuoco di una settimana durante i colloqui in corso in Arabia Saudita e negoziata da Stati Uniti con l’aiuto dell’Egitto. L’ennesima tregua firmata dopo quelle sistematicamente violate entrerà in vigore questo lunedì sera.

L’intesa è stata raggiunta dall’esercito del Sudan e dal gruppo militare Rapid Support Forces e dovrebbe consentire che consentire di portare aiuti alla popolazione civile ormai allo stremo. 

Gli scontri sono cominciati a metà aprile tra l’esercito regolare del Sudan, comandato dal presidente del paese, il generale Abdel Fattah al Burhan, e il potente gruppo paramilitare RSF, comandato dal vicepresidente, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti.

Dall’inizio del conflitto sono già oltre 1000 le vittime e oltre un milione gli sfollati mentre la maggior parte delle persone non riesce più ad avere accesso a cibo, acqua, luce e medicine. Nel mezzo delle violenze è stato riaperto l'ospedale universitario di Bashair, nella zona sud di Khartoum, un’équipe chirurgica d’urgenza di Medici Senza Frontiere (MSF), insieme allo staff sudanese e una rete di volontari. 

L’appello del Papa

Intanto Papa Francesco, ha rivolto un pensiero al Sudan, chiedendo la fine immediata delle ostilità e delle violenze e invitando la comunità internazionale a proseguire con gli sforzi attuati.

“A un mese dallo scoppio delle violenze in Sudan, la situazione è ancora grave. Nell’incoraggiare gli accordi parziali finora raggiunti, chiedo che siano deposte le armi e alla comunità internazionale di non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo e alleviare le sofferenze delle popolazioni, non abituiamoci alla guerra”, ha sottolineato il Pontefice al termine del Regina Caeli in piazza San Pietro, in Vaticano.

Un viaggio di mille chilometri per raggiungere la frontiera egiziana

Ogni giorno sono decine le famiglie che scappano da Khartum, epicentro della guerra civile. Chi ha raggiunto la frontiera egiziana ha dovuto viaggiare per oltre mille chilometri attraverso zone desertiche e in condizioni spesso drammatiche.

"Il brutale conflitto in atto - ha spiegato la direttrice dell'agenzia delle Nazioni Unite, Catherine Russell - ha imposto un costo devastante ai bambini del Paese. Migliaia di loro hanno vissuto eventi profondamente traumatici o sono stati costretti a lasciare le loro terre in cerca di una relativa sicurezza. La loro situazione rimane precaria e il sostegno e l'assistenza continui da parte della comunità internazionale e dei partner umanitari sono fondamentali".

I rischi legati alla stagione delle piogge

Molte comunità che accolgono gli sfollati sono inoltre già colpite da crisi multiple, con servizi di base limitati. Si prevede che la stagione delle piogge possa aggiungere ulteriori difficoltà, rendendo più complicati gli spostamenti e aumentando il rischio di diffusione di malattie.

A preoccupare è poi il forte aumento dei prezzi dei beni alimentari, esacerbato anche dalla chiusura delle frontiere e dalle difficoltà registrate nelle catene di approvvigionamento.

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