Tregua prolungata di altre 72 ore in Sudan. Scontri nel Darfur

Deposte le armi, per ora, per altre 72 ore, in Sudan.
Deposte le armi, per ora, per altre 72 ore, in Sudan. Diritti d'autore Marwan Ali/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Cristiano TassinariEuronews - Agenzie internazionali
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L'accordo è stato preceduto da lunghi colloqui con i rappresentanti degli Stati Uniti, del Regno Unito, dell'Arabia Saudita e delle Nazioni Unite, mentre i combattimenti - di fatto - continuano in alcune zone del Sudan, in particolare in diverse città della regione del Darfur

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In Sudan, l'Esercito nazionale sudanese e il gruppo paramilitare "Rapid Support Forces" (Rsf) hanno concordato di prolungare il cessate il fuoco per altre 72 ore, a partire dalla scorsa mezzanotte, e fino alle 24 di domenica 30 aprile.

L'accordo è stato preceduto da lunghi colloqui con i rappresentanti degli Stati Uniti, del Regno Unito, dell'Arabia Saudita e delle Nazioni Unite, mentre i combattimenti - di fatto - continuano in alcune zone del Sudan, in particolare in alcune città della regione del Darfur, dove si sono verificati violenze, scontri e saccheggi a case e negozi.

Scontro tra generali

Lo scontro tra l'esercito sudanese, guidato dal generale Abdel Fattah Burhan, e i paramilitari delle Rsf del generale Mohammed Hamdan Dagalo è sfociato in scontri armati il ​​15 aprile scorso.

Sullo sfondo, la presenza minacciosa e ingombrante del gruppo di mercenari russi Wagner.

In meno di due settimane di guerra civile, oltre 500 persone sono rimaste uccise, per attacchi aerei o sparatorie. Migliaia sono i feriti.

Le parti in lotta contestano il futuro del gruppo paramilitare Rsf, che il generale Burhan voleva prendere sotto il suo controllo.
Allo stesso tempo, i leader delle due fazioni affermano di avere visioni diverse sul futuro del Sudan, talmente diverse da non volersi neppure sedere allo stesso tavolo delle trattative.

16mila cittadini "non egiziani" in Egitto

Le violenze in Sudan hanno generato un flusso massiccio di rifugiati.
I Paesi occidentali hanno ormai completato l'evacuazione dei connazionali e aiutano i sudanesi a lasciare il Sudan.

L'Egitto è la destinazione preferita, in quanto fin dal 2004 Il Cairo e Khartoum hanno un accordo di libera circolazione tra i loro cittadini.

Sono stati oltre 16mila i "cittadini non egiziani" entrati in Egitto "fino ad oggi" fuggendo dal conflitto: lo ha reso noto il ministero degli Esteri egiziano, precisando che si tratta di 14mila "fratelli sudanesi" e di "2.000 cittadini stranieri provenienti da 50 Paesi e sei organizzazioni internazionali".

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