Nagorno-Karabakh, la Francia chiede maggiori sforzi per la pace

Il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna e il suo omologo armeno Ararat Mirzoyan, al memoriale del genocidio armeno di Tsitsernakaberd a Yerevan
Il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna e il suo omologo armeno Ararat Mirzoyan, al memoriale del genocidio armeno di Tsitsernakaberd a Yerevan Diritti d'autore KAREN MINASYAN / AFP
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Di Debora Gandini
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La Francia è uno dei mediatori internazionali del conflitto. Di recente Baku e Mosca hanno accusato Parigi di minare il processo di pace

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La pace in Nagorno Karabakh è possibile ma l'Azerbaigian e l'Armenia potrebbero fare di più per porre fine allo scontro. E’ questo uno dei messaggi che il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha rilasciato durante la sua visita ufficiali in entrambi i paesi. E così scende in campo direttamente Parigi.

“Il progresso verso la pace richiede la rinuncia all'uso della forza e anche alla minaccia della forza. E questo è un messaggio che vale per entrambe le parti. Potrei anche riferirmi alla retorica che alimenta comportamenti diffidenti dove occorre trovare la strada della fiducia”, ha sottolineato la ministra Colonna.

La Francia è uno dei mediatori internazionali del conflitto. Di recente Baku e Mosca hanno accusato Parigi di minare il processo di pace. La visita della ministra Colonna aveva lo scopo di allentare le tensioni tra Armenia e Azerbaigian e di chiedere di porre fine al blocco del corridoio di Lachin, vitale per gli armeni nel Nagorno-Karabakh.

Lo scorso 23 aprile l'Azerbaigian ha annunciato la creazione di un posto di blocco sul corridoio di Lachin.

Una mossa che è stata subito criticata dalle autorità de facto del Nagorno Karabakh e da quelle dell'Armenia e che ha sollevato forti preoccupazioni anche nella comunità internazionale.

La decisione pone ulteriori implicazioni per la popolazione etnica armena del Karabakh, perché gli sforzi di mediazione sembrano vacillare dopo oltre 133 giorni di limitazione del transito da parte di una sedicente protesta ambientalista. Solo il contingente russo di mantenimento della pace e il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) hanno utilizzato la rotta.

Secondo Baku la strada era utilizzata per “la rotazione del personale delle forze armate armene che continuano a stazionare illegalmente nel territorio dell'Azerbaijan, il trasferimento di armi e munizioni, l'ingresso di terroristi e il traffico illecito di risorse naturali”. Accuse respinte da Yerevan.

Le posizioni di Usa e Francia

Gli Stati Uniti si sono detti profondamente preoccupati che l'istituzione di un posto di blocco sul corridoio di Lachin da parte dell'Azerbaigian mini la fiducia nel processo di pace", ha osservato il Dipartimento di Stato americano. "Ribadiamo che ci dovrebbe essere libera e aperta circolazione di persone e merci lungo il corridoio Lachin e chiediamo alle parti di riprendere i colloqui di pace".

Anche Parigi, in un comunicato, ha assunto la stessa posizione.

“Rileviamo in particolare l'inaccettabilità di qualsiasi misura unilaterale in violazione delle disposizioni di base della dichiarazione tripartita dei leader di Russia, Azerbaijan e Armenia del 9 novembre 2020, sia che si tratti di un cambiamento non coordinato nella modalità di funzionamento del Corridoio di Lachin o del tentativo di usarlo per scopi non in linea con l'agenda di pace", si legge in un comunicato.

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