In Turchia, il responso delle urne potrebbe cambiare radicalmente la posizione di Ankara sullo scacchiere internazionale.
In Turchia si vota tra circa un mese e il responso delle urne potrebbe cambiare le sorti del Paese. Il presidente in carica Erdogan è sempre più vicino a Mosca. A fine mese il leader turco riceverà il suo omologo russo Putin per inaugurare il primo reattore nucleare costruito dalla Russia. Qualche mese fa, Erdogan aveva già dimostrato vicinanza alla Russia facendo da mediatore per trovare un accordo sull'esportazione dei cereali ucraini. Ma con il voto di maggio, la strategia geopolitica di Ankara potrebbe cambiare radicalmente.
"La sfida per la Turchia sarà definire se stessa, dove si trova. Se l'opposizione vince, la Turchia si schiererà con l'Occidente", spiega Arda Tunca, economista. "Ciò non significa che l'Occidente sia un mondo perfetto. L'Occidente ha anche molti problemi, in termini di democrazia, in termini di diritti politici. Quando si guarda alla situazione in Inghilterra, in Ungheria, in Polonia, non si vedono immagini molto belle neanche laggiù".
Una relazione complessa con l'Europa
I rapporti tra questi Paesi europei e Ankara sono sempre più tesi, nonostante la Turchia sia ancora ufficialmente candidata all'Unione Europea.
Lo scorso dicembre Erdogan avrebbe addirittura minacciato di attaccare un partner della NATO. Riferendosi alla militarizzazione delle isole greche nell'Egeo orientale, il presidente turco aveva dichiarato che "un missile potrebbe atterrare su Atene". Una frase che secondo le istituzioni di Bruxelles dimostra ancora una volta l'autoritarismo del governo turco.
"La gente ha completamente dimenticato questo problema qui in Turchia", spiega Arda Tunca. "È ovvio per molte persone, per molte parti della società che l'adesione all'UE è un sogno, non più una realtà. Mi sembra che nessuna delle due fazioni abbia un forte desiderio di stare insieme."
Flussi migratori: l'interdipendenza tra Ankara e l'Europa
L'Europa però non può fare a meno della collaborazione con la Turchia in molti campi, in primis per la questione migratoria.
Ci sono circa 4 milioni di rifugiati nel Paese, e Bruxelles ha istituito un meccanismo finanziario che ha già mobilitato 6 miliardi di euro affinché Ankara li accolga impedendo flussi troppo importanti verso il continente europeo.