Turchia: che succede all'accordo con Ue sui migranti dopo le elezioni?

Famiglie siriane in coda per gli aiuti distribuiti dall'Unicef. Izmir, 2015
Famiglie siriane in coda per gli aiuti distribuiti dall'Unicef. Izmir, 2015 Diritti d'autore AA
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Di Tuba Altunkaya
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I possibili scenari in caso di vittoria dell'opposizione, secondo gli esperti

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La Turchia sta facendo il conto alla rovescia in attesa delle **elezioni del 14 maggio.**L'economia è in cima preoccupazioni degli elettori, ma anche la crisi dei migranti è un tema critico, sia per la popolazione sia per i partiti politici in lizza.

L'ultimo decennio ha visto un'ondata di arrivi senza precedenti con persone in fuga dalla guerra in Siria. Molti sono transitati nel paese, diretti in Europa, ma milioni sono rimasti in Turchia.

Alcuni sondaggi mostrano che con l'aumento del numero di stranieri, è aumentato anche il sentimento anti-migranti.

Ciò significa che le questioni relative all'immigrazione sono un tema elettorale caldo, che potrebbe avere implicazioni anche per l'Unione europea.

L'opposizione di "Alleanza nazionale" spera di guadagnare voti impegnandosi a rimandare due milioni di siriani in patria entro due anni. Secondo i dati ufficiali, la Turchia ospita 3.447.837 rifugiati siriani a marzo 2023.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ricevuto dure critiche ricevute per la sua politica migratoria (da parte dei suoi stessi sostenitori). L'anno scorso ha ribadito che il suo governo stava lavorando a un programma per il rimpatrio volontario di un milione di siriani. Poco dopo, ha detto: "Non li espelleremo mai da questa terra. La nostra porta è aperta. Continueremo ad ospitarli e non li daremo in pasto agli assassini".

Petros Giannakouris/AP
Migranti sirianiPetros Giannakouris/AP

Cinque mesi prima delle elezioni, Erdogan ha annunciato che più di mezzo milione di siriani aveva scelto di tornare a casa, affermando che i rimpatri volontari stavano "accelerando".

Un'alternativa all'accordo Ue-Turchia

I migranti sono diventati uno strumento di contrattazione tra Ankara e l'Unione europea.

Nel 2016 è stato raggiunto l'accordo sui rifugiati Ue-Turchia, che mirava a fermare l'afflusso rimandando in Turchia i migranti sorpresi a entrare irregolarmente in Grecia. Per ogni siriano rimpatriato, un altro sarebbe stato collocato in Unione europea.

In cambio, Bruxelles ha promesso di dare ad Ankara 6 miliardi di euro per aiutare ad accogliere i siriani, oltre alla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi.

Circa 37.000 siriani sono stati trasferiti nei paesi occidentali in base a questo principio.

Secondo il professore Kemal Kirişci del Progetto Turchia presso la Brookings Institution,la soluzione più praticabile e realistica per la Turchia sarebbe quella di utilizzare i rifugiati, anziché espellerli, per collaborare alla ricostruzione dopo il devastante terremoto del febbraio scorso.

Ha evocato una proposta delle Nazioni Unite all'Ue di offrire concessioni commerciali alla Turchia qualora crei occupazione sostenibile sia per i rifugiati siriani sia per i locali.

La proposta, a detta di Kirişci, "ridurrebbe la dipendenza dei rifugiati siriani dall'assistenza umanitaria, aiuterebbe ad alleviare il risentimento pubblico e diminuirebbe le prospettive di movimenti secondari".

"Fino allo scorso anno i rifugiati siriani si sentivano sempre più integrati nella società turca", ha affermato.

Ma il crescente risentimento pubblico ha fatto sì che i rifugiati ora "dubitino della loro accettazione", spingendoli a desiderare di andarsene.

Gli ultimi anni hanno visto crescere il sentimento anti-siriano in Turchia, e l'economia ha subito un crollo.

Nel 2017 solo il 32 per cento circa dei siriani voleva stabilirsi in un altro paese, nel 2021 questo numero era salito al 64 per cento.

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Nel frattempo, Kirişci afferma che è improbabile che i migranti siano una priorità assoluta per il nuovo governo, che dovrà affrontare questioni più urgenti come l'economia.

Cosa accadrà in futuro?

Indipendentemente dal risultato elettorale, la migrazione rimarrà probabilmente una questione spinosa per gli anni a venire.

"La deportazione e i rimpatri sono stati un argomento caldo per molto tempo", ha affermato Sibel Karadag, esperta di migrazione e confini presso la Kadir Has University. "I paesi occidentali deportano i migranti nei paesi vicini e i vicini li rinviano nei paesi di origine".

Nella sua campagna elettorale, il blocco dell'opposizione ha delineato una soluzione in quattro fasi alla crisi dei migranti in Turchia.

In primo luogo, vuole cercare di fare pace con i vicini e "sedersi al tavolo" con il governo siriano.

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Il partito di Erdogan deve ancora annunciare il suo programma elettorale. Tuttavia, la volontà di negoziare con la Siria e gli sforzi per ricollocare i siriani sono punti fondamentali della campagna elettorale.

Per entrambi gli esperti, fare la pace con Damasco non è una possibilità percorribile se Ankara ha le sue truppe nel nord della Siria.

Anche la migrazione e il controllo delle frontiere rimarranno fondamentali per le relazioni Ue-Turchia, secondo Karadag.

Nel 2019, Erdogan ha portato migliaia di migranti in pullmann al confine greco, avvertendo che ne sarebbero stati inviati altri a meno che non fosse arrivato il sostegno internazionale e l'Ue avesse smesso di criticare il suo intervento militare in Siria.

"L'Unione europea continuerà a sostenere qualsiasi tipo di azione extra-legale per impedire ai migranti di raggiungere la sua porta", ha affermato.

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"Il primo compito (per il nuovo governo) dovrebbe essere quello di costruire una diplomazia critica e forte con principi basati sui diritti contro le politiche dell'Ue in materia di migrazione e frontiere".

"(Dovrebbe) portare avanti una politica che metta la dignità umana al primo posto", ha concluso.

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