FAO, calano ancora i prezzi globali degli alimentari. Merito dell'accordo sul grano

Fabbriche per la lavorazione del grano
Fabbriche per la lavorazione del grano Diritti d'autore Gideon Maundu/AP
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Di Debora Gandini
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I prezzi medi dei prodotti alimentari sono diminuiti a marzo del 20,5%, scendendo per il 12esimo mese consecutivo

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L'accordo sul grano del Mar Nero che consente l’esportazione dei cereali dall'Ucraina è stato considerato come uno dei fattori di un sostanziale calo dell'indice globale dei prezzi alimentari.

Nel suo ultimo rapporto la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, afferma che i prezzi medi dei prodotti alimentari sono diminuiti a marzo del 20,5%, scendendo per il 12esimo mese consecutivo. Un massimo storico raggiunto un anno fa dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. 

Il rinnovo dell’intesa, concordata con la Russia, ha contribuito a migliorare leggermente la situazione ma tra gli altri fattori ci sono una maggiore produzione di cereali in Australia e condizioni più favorevoli per il raccolto in Unione europea. In particolare il dato, che tiene traccia dei prodotti alimentari più commercializzati a livello globale, ha registrato una media di 126,9 punti il mese scorso, contro i 129,7 di febbraio. Si tratta della lettura più bassa dal luglio 2021.

L’indice FAO dei prezzi dei cereali è sceso del 5,6% mese su mese a marzo, con il grano che ha segnato un calo del 7,1%, il mais del 4,6% e il riso del 3,2%. Gli oli vegetali sono scesi del 3,0%, con un calo del 47,7% rispetto al livello raggiunto nel marzo 2022, mentre l’indice dei prodotti lattiero-caseari è sceso dello 0,8%.

Lo zucchero, invece, è salito dell’1,5%, raggiungendo il livello più alto da ottobre 2016, a causa delle preoccupazioni per il calo della produzione in India, Thailandia e Cina. L’indice dei prezzi della carne è aumentato dello 0,8%.

L'accordo del Mar Nero ha anche alleviato le preoccupazioni sull’emergenza crisi alimentare in Africa, visto che il continente dipende fortemente dalle esportazioni dell’Ucraina, uno dei principali produttori mondiali di cereali. Tuttavia il calo dell'indice dei prezzi alimentari non ha ancora influito in modo significativo sui prezzi nei supermercati in Europa, dove anche a causa dell'inflazione di fondo, i prodotti alimentari restano sempre ancora troppo cari.

L’accordo del Mar Nero

A metà marzo durante i colloqui avvenuti a Ginevra, tra i rappresentanti dell’Onu, il ministro della Difesa turco e la delegazione russa guidata dal viceministro degli Esteri Sergey Vershinin, era stato deciso una proroga di 60 giorni per l’esportazione del grano dai porti ucraini.

Mosca non si è opposta al prolungamento dell’accordo che garantisce la sicurezza delle esportazioni ucraine da tre porti del Mar Nero. Inoltre un’estensione di un periodo più lungo verrà presa in considerazione dal Cremlino “se verranno tolti i blocchi alle sue importazioni di prodotti agricoli” ha affermato Vershinin.

Un’intesa per scongiurare una crisi alimentare

La delegazione russa, che si è incontrata con Rebeca Grynspan, segretario generale della Conferenza delle Nazioni unite per il Commercio e lo Sviluppo, e Martin Griffiths, capo dell'agenzia umanitaria dell'Onu, aveva offerto di estendere l'accordo per soli due mesi dalla sua scadenza del prossimo sabato.

"Non ci opponiamo alla proroga dell'iniziativa, ma solo per 60 giorni", ha dichiarato in un comunicato il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin, sostenendo che sebbene l'accordo abbia permesso esportazioni stabili di grano ucraino dall'agosto 2022, rimangono in vigore troppe restrizioni per la Russia.

L'accordo, firmato separatamente da Ucraina e Russia con le Nazioni Unite e la Turchia lo scorso 22 luglio e prorogato per 120 giorni a novembre, consente l'esportazione di grano da tre porti ucraini del Mar Nero attraverso un corridoio di navigazione sicuro e procedure di ispezione concordate per verificare che le navi da carico non trasportino armi o siano in grado di lanciare attacchi.

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