Migranti: tra gli insediamenti informali di Roma

Uno degli accampamenti non ufficiali di migranti a Roma
Uno degli accampamenti non ufficiali di migranti a Roma Diritti d'autore Euronews
Di Giorgia Orlandi
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100 accampamenti non ufficiali ospitano profughi nella capitale. L'ong Baobab Experience prova a togliere queste persone dalla strada

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I leader europei tornano a parlare di gestione dei flussi migratori. Lo scopo è quello di avanzare il più possibile sul patto migrazione e asilo. I numeri, d’altronde, come dimostra Frontex parlano di un incremento significativo degli arrivi sulle coste europee.

In Italia gli arrivi sono addirittura triplicati nei primi mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo negli ultimi due anni. E dopo la strage di Cutro, in cui sono morte oltre 80 persone, il Presidente Meloni chiede un’azione concreta da parte dell’Europa.

L’Italia è spesso visto come Paese di transito da coloro che arrivano, chi resta invece è molte volte condannato a rimanere nel limbo di un sistema accoglienza, che ancora non funziona a dovere.

Secondo le stime, nella capitale italiana ci sono circa 100 insediamenti informali e di recente sono stati sfrattati i migranti che alloggiavano in uno degli insediamenti più grandi. Ma chi sono queste persone? Secondo l'ong Baobab Experience che si occupa di loro, la maggior parte sono richiedenti asilo che preferiscono vivere per strada nelle situazioni più precarie piuttosto che stare nei centri di accoglienza.

Da fuori si scorgono alcune tende e persone che entrano ed escono dall’area. "La maggior parte di loro viene accolta in centri di accoglienza fatiscenti, noti anche come CAS", ci spiega Alice Basiglini, portavoce dell'ong. "Spesso sono sovraffollati e devono condividere il bagno con molte altre persone e il dormitorio. Inoltre, non viene offerta loro alcuna assistenza personale. Preferiscono quindi vivere in tende in aree pubbliche dove si sentono liberi e dove le condizioni igieniche sono migliori".

Boabab Experience è riuscita a togliere dalla strada diversi migranti. Tra questi anche Hamdi Benali, tunisino, arrivato due anni fa a Lampedusa. Si ritiene fortunato per essere sfuggito al peggio: "Ho pensato che non volevo finire a vivere per strada, perché il 90% dei giovani che vivono per strada finiscono per spacciare droga, è così che si guadagnano da vivere. È l'unico modo per sopravvivere", racconta il giovane.

E mentre nelle sedi europee si continua a trattare, il governo Meloni ha già introdotto un’ulteriore stretta sui permessi, preparandosi a rivedere le norme che regolano l’accoglienza. Con il rischio, dicono gli esperti, di aumentare il numero degli irregolari.

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