Iran, non si spegne la voglia di cambiamento

Proteste in Iran
Proteste in Iran Diritti d'autore Diritti d'autore JOHN MACDOUGALL/AFP
Di Debora Gandini
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

La morte della 22enne ha innescato la rabbia sociale in Iran mentre la repressione del regime teocratico di Teheran è sfociata nel sangue. A sei mesi dall'assassinio della ragazza è cambiato il modo di protestare

PUBBLICITÀ

Ryma Sheermohammadi è una traduttrice, interprete e attivista. Via Skype ci racconta che secondo lei la morte di Mahsa Amini ha smosso le coscienze degli iraniani. “Ecco da dove nasce lo slogan "Donna, vita, libertà".

Mahsa Amini aveva solo 22 anni quando è deceduta lo scorso 16 settembre per le percosse subite in carcere dopo essere stata arrestata dalla polizia per non aver indossato correttamente il velo.

La sua morte ha innescato la rabbia sociale in Iran mentre la repressione del regime teocratico di Teheran è sfociata nel sangue. Almeno 137 persone sono state giustiziate dal governo dopo essere state accusate di aver partecipato alle proteste. Si stima che da 300 a 500 manifestanti abbiano perso la vita per mano della polizia. Oltre 120.000 le persone arrestate. Sei mesi dopo l'inizio della crisi, qual è la situazione in Iran?

Daniel Bashandeh, politologo ed esperto di Medio Oriente ci ha spiegato che“ La popolazione iraniana in questo momento ha compiuto un passo molto importante contro il regime. C’è stata una durissima repressione che ha provocato una sorta di paralisi delle proteste per il solo fatto che in questo momento chi scende in piazza rischia la vita“ E anche secondo Ryma Sheermohammadi il modo di protestare in Iran è cambiato.

La rabbia e la repressione

Intanto la protesta resiste sui social e nelle manifestazioni indette dai giovani sfidando il regime. Questa settimana il governo ha concesso l'amnistia a 22.000 detenuti. Daniel Bashandeh sostiene che gli arresti continuano e l'amnistia è solo una strategia:“Il fulcro della questione è che l'Iran è un paese strategico. È un Paese dove ci sono risorse naturali, soprattutto gas e petrolio, e ci sono tanti interessi in gioco.”

Intanto l’Unione europea ha condannato la repressione di Teheran con sanzioni ma forse servono ulteriori misure. Secondo Daniel Bashandeh,“La ferma condanna non può avvenire solo attraverso sanzioni. Ci devono essere altri tipi di politiche, come forse l'isolamento diplomatico e l'espulsione di diversi ambasciatori, come è stato fatto con la Russia.”

Ryma Sheermohammadi sostiene che “In Iran le persone sono uscite per protestare contro la morte di Mahsa Amini e dal nulla la protesta si è trasformata in una lotta per i diritti di tutti gli iraniani. Ha unito diversi gruppi che fino a poco tempo fa si battevano solo per i propri diritti.”

“In questo momento siamo ormai in una fase successiva, una fase di disobbedienza civile. E questo è un terreno fertile per le prossime crisi e, soprattutto, per le prossime rivolte”, ha concluso Bashandeh.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Iran, donne senza velo: ritornano le pattuglie della polizia morale

Iran, giustiziato un cittadino iraniano-svedese per terrorismo. La condanna della Svezia

Elezioni in Iran: la maggioranza dei seggi ai candidati ultraconservatori, astensionismo record