Scandalo LuxLeaks, Corte europea dalla parte degli informatori

Corte di giustizia europea di Strasburgo vista dal Consiglio d'Europa - 16 ottobre 2006
Corte di giustizia europea di Strasburgo vista dal Consiglio d'Europa - 16 ottobre 2006 Diritti d'autore Winfried Rothermel/AP2007
Diritti d'autore Winfried Rothermel/AP2007
Di Debora Gandini
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Per la Corte europea dei diritti dell'uomo è stata violata la libertà di espressione di una delle due gole profonde

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La Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata a favore di un ex dipendente della Pricewaterhouse Cooper nello scandalo noto come LuxLeaks. Ha stabilito che i diritti di Raphael Halet alla libertà di espressione sono stati violati a seguito della sua condanna del 2016.

L'uomo aveva fatto trapelare dati sugli accordi fiscali del Lussemburgo con le grandi società. La decisione rappresenta un passo importante verso una maggiore protezione degli informatori in Europa.

Lo scandalo Luxleaks

Con Luxleaks, o Luxembourg Leaks, si intende l’inchiesta giornalistica che a fine 2014 fece luce sulle agevolazioni fiscali concesse dal governo del Lussemburgo a centinaia di grandi aziende e banche: una pratica che ha sottratto miliardi di euro di tasse ai Paesi in cui le multinazionali operavano.

L’inchiesta è nata dalla collaborazione tra 80 giornalisti provenienti da 26 Paesi e coordinati dal Consorzio internazionale del giornalismo investigativo.

Il risultato è stato la pubblicazione, nel novembre 2014, di 548 documenti sugli accordi segreti in materia di imposizione fiscale tra le autorità del Granducato e 340 aziende. Tra queste, figurano Ikea, Pepsi, Apple, Amazon, Gazprom, Verizon, Deutsche Bank, Burberry, Procter & Gamble, Heinz, JP Morgan e FedEx. Ma ci sono anche 31 imprese italiane, fra cui Fiat, Finmeccanica, Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Marche e Banca Sella.

Le società coinvolte facevano transitare i capitali attraverso il Lussemburgo, pagando anche meno dell’uno per cento di imposte sui profitti.

All’origine della fuga dei documenti riservati, sono due ex dipendenti francesi della società PricewaterhouseCoopers, che aiutava le aziende a elaborare le strategie finanziarie per ottenere i regimi fiscali più favorevoli.

Gli informatori

Le due “gole profonde”, Antoine Delcour e Raphael Halet, insieme al giornalista di France2 Edouard Perrin, che nel maggio 2012 fu il primo a parlare dello scandalo, sono attualmente sotto processo in Lussemburgo per la diffusione di dati riservati. I tre rischiano fino a 10 anni di reclusione.

Il caso Luxleaks ha attirato non poche critiche sul presidente della Commissione europea Jean Claude Junker, che è stato premier del Lussemburgo dal 1995 al 2013, proprio negli anni a cui risalgono le pratiche fiscali oggetto dell’inchiesta.

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