Xi ha fatto il pieno. Ma il rischio di fare errori ora è più alto

Con il terzo mandato consecutivo alla guida del partito e del Paese e il rimpasto negli organi al vertice del partito che ha eliminato le cosiddette figure di compromesso, Xi Jinping si presenta come leader indiscusso a capo della Cina. Anche questa volta Xi ha evitato di designare un suo erede come altri prima di lui avevano fatto in passato.
Jean-Pierre Cabestan, professore emerico in Scienze politiche all'università battista di Hong Kong, spiega che non c'è dubbio come l'ultimo congresso del partito comunista cinese abbia prodotto una leadership monocromatica, un gruppo di "yes-men" nei confronti dei quali ci sono molti meno controlli e contrappesi. Con la fine della vecchia leadership più pluralista del passato Xi Jinping ha fatto il pieno.
"Si può obiettare che in un sistema monopartitico i controlli e gli equilibri sono comunque molto deboli, ma il pericolo è che quando ci sono meno pluralismo, meno dibattiti e più concentrazione di potere, i vertici possono essere portati ad ascoltare meno gli altri e a commettere errori", ha affermato.
Ora c'è solo una fazione che domina il partito: quella di Xi Jinping. "Tutti gli uomini che lo circondano sono suoi fedelissimi: è scomparsa la fazione di Jiang Zemin, presidente della Cina per 10 anni fino al 2003, del suo predecessiore di Hu Jintao, e anche il vicepremier Hu Chunhua non è più un membro del Politburo", ha continuato Cabestan.
"Unirsi più strettamente intorno al Comitato centrale del Partito con il compagno Xi Jinping al suo centro" era il nuovo slogan del XX Congresso appena conclusosi. Un messaggio preso alla lettera.