Per provare a rispondere siamo andati in Sicilia, la regione italiana che finora ha ricevuto più fondi
La partita del Pnrr, tema molto dibattuto in campagna elettorale, si gioca soprattutto al Sud: è realistico pensare che con i finanziamenti messi a disposizione dall'Europa si possa davvero colmare il divario con il nord? Per scoprirlo siamo andati in Sicilia, la regione che finora ha ricevuto più fondi.
Una delle priorità dell'isola è il miglioramento delle infrastrutture. La maggior parte dei fondi è destinata al completamento di progetti già iniziati come la ferrovia Messina-Catania-Palermo, per cui sono stati stanziati 2,3 miliardi di euro. Ma per i politici locali le risorse messe a disposizione non sono ancora sufficienti.
"Quello che è stato messo in campo, in termini di risorse professionali, non è sufficiente - dice Marco Falcone, assessore alle infrastrutture della Regione -. Le pubbliche amministrazioni comunque si devono attrezzare: il Pnrr non riesce a coprire l'intero spettro infrastrutturale così come si era prefissato all'origine. Quando non si presta attenzione alle strade ma soltanto alle ferrovie, e solo in parte, si rischia di non raggiungere l'obiettivo".
La Sicilia ha destinato più di 230 milioni di euro alle politiche abitative, distribuiti tra 150 progetti. Tra quelli finanziati con i fondi post pandemia ci sono anche proprietà confiscate alla mafia. Le realizzazione dei progetti non è però una questione legata unicamente alla quantità delle risorse impiegate.
"Il problema è come trasformare questi fondi in risultati concreti - dice Maurizio Caserta, professori di Economia politica all'Università di Catania -. Servono capacità di pianificazione, regole chiare e trasparenza nelle procedure della pubblica amministrazione. Tutti aspetti che qui mancano. Fare un bonifico non è sufficiente, è solo il punto di partenza: dobbiamo dimostrare all'Ue che siamo all'altezza del compito".