Mafia: auto giudice Livatino esposta a Canicattì

Ford Fiesta lasciata da genitori magistrato a amico famiglia
Ford Fiesta lasciata da genitori magistrato a amico famiglia
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Di ANSA
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(ANSA) - PALERMO, 23 SET - Domani mattina i carabinieri della compagnia di Canicattì scorteranno la Ford Fiesta rossa condotta dal giudice Rosario Livatino, nel momento in cui i killer lo sorpresero e lo uccisero, dal luogo in cui è stata custodita negli ultimi 30 anni fino al complesso San Domenico di Canicattì, dove l'automobile sarà esposta al pubblico per la prima volta. Non era un'auto blindata ma una piccola utilitaria quella che la mattina del 21 settembre 1990 il magistrato dichiarato Beato guidava lungo la strada da Canicattì verso il Tribunale di Agrigento quando i sicari della stidda, sulla SS 640 all'altezza del viadotto Gasena, aprirono il fuoco. È quella Ford Fiesta rossa ripresa nelle mille immagini che testimoniano il brutale omicidio del magistrato martire: lasciata al margine della strada dal giudice Livatino nel disperato tentativo di fuggire alla furia dei killer, resta nella memoria con i vetri infranti dai numerosi colpi d'arma da fuoco sparati dai mafiosi. L'auto, che si diceva fosse andata perduta, è stata recuperata e lasciata dal padre del magistrato in eredità a una persona molto vicina alla famiglia, che l'ha parzialmente restaurata e conservata. Dichiarata bene d'interesse culturale nel 2017, la Ford Fiesta rossa è stata usata durante le riprese del film "Il Giudice Ragazzino". Ora, nell'anno della beatificazione di Rosario Angelo Livatino, il proprietario ha deciso di affidarla fiduciariamente al comandante della Compagnia dei Carabinieri di Canicattì, affinché "questa reliquia civile possa essere esposta". La Ford Fiesta Rossa, scortata dalle gazzelle dei carabinieri del Nucleo Radiomobile, sarà trasferita al complesso San Domenico, dove venerdì e sabato resterà in mostra durante gli eventi della Settimana della Legalità, rassegna culturale in corso dedicata all'eredità civile, morale e spirituale lasciata dal Beato Rosario Angelo Livatino. (ANSA).

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