Washington, un flop la manifestazione pro-Trump davanti al Campidoglio

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Diritti d'autore Gemunu Amarasinghe/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Debora Gandini
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In piazza solo un centinaio di attivisti pro-Trump. Capitale semi-deserta ma blindata per la protesta contro l'incriminazione di 638 persone per l'assalto a Capitol Hill

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Un grande dispiegamento di forze dell’ordine, soldati della Guardia Nazionale ma non armati, e molta tensione. Alla fine non si sono registrati incidenti né scontri a Washington al raduno di militanti di destra davanti a Capitol Hill, protetto da transenne e recinzioni alte due metri e mezzo, a sostegno degli assalitori del Congresso del 6 gennaio scorso.

La manifestazione "Justice for J6", ha visto la partecipazione di poche centinaia di supporter pro-Trump, tra slogan a favore dell'ex Presidente repubblicano e contro l'attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden.

Secondo Matt Braynard, organizzatore del raduno ed ex dipendente dello staff elettorale del tycoon ha fatto notare che le persone presenti non sono mai state accusate o condannate per atti di violenza, per aver aggredito un agente di polizia o di aver distrutto qualcosa.

La manifestazione aveva lo scopo di sostenere le persone detenute dopo la rivolta, circa 63 delle oltre 600 accusate. Gli attivisti in attesa di giudizio, non dovrebbero stare in carcere, ha fatto notare un manifestante. “Dovrebbero essere rilasciati fino al processo Se è stato commesso un crimine, se saranno accusati di qualcosa questo lo stabilirà il Tribunale. Ma al momento non devono essere detenuti e lasciati in isolamento.”

Nei giorni scorsi l'Fbi aveva lanciato diversi allarmi dopo che chat online parlavano di nuovo assalto al Congresso, ma anche di rapire un parlamentare e di prendere di mira chiese liberali e centri ebraici. L'intelligence non ha identificato alcun "piano specifico o credibile associato con l'evento".

Solidarietà da Donald Trump

Intanto dal tycoon sono arrivate parole di sostegno ai manifestanti e la solidarietà ai sostenitori della sua campagna presidenziale del 2016, che ora stanno affrontando accuse relative ai loro rispettivi ruoli nell'assalto al Campidoglio dello scorso 6 gennaio.

“I nostri cuori e le nostre menti sono con coloro che sono perseguitati in modo così ingiusto per via della protesta del 6 gennaio, relativa alle elezioni presidenziali truccate”, ha dichiarato Donald Trump. “Oltretutto, ha dimostrato in modo conclusivo che siamo un sistema di giustizia a due livelli. Alla fine, tuttavia, la giustizia prevarrà”.

Nell’assalto al Campidoglio morirono cinque persone. Decine i feriti. disordini scoppiarono dopo che l'allora capo di stato americano aveva tenuto un discorso nella capitale. L'assoluzione dell'ex presidente statunitense Donald Trump, dal reato di incitamento all'insurrezione per i morti del 6 gennaio scorso in Campidoglio, giunge tanto scontata quanto marchiata da una squalifica morale che la politica a stelle e strisce in buona percentuale certifica nei riguardi dell'ex inquilino della Casa Bianca.

Una vittoria di carta

Per il senatore democratico Chuck Schumer si tratterebbe dell'atto più spregevole mai commesso da un presidente e la maggioranza dei repubblicani non potrà addurre alcun senso di moralità o di coraggio per cancellarlo. "Il processo non riguardava una scelta politica. Si trattava di scegliere i valori del paese rispetto a Donald Trump. E 43 membri repubblicani hanno preferito Trump": ha chiarito Schumer per poi aggiungere che Il fallimento nel condannare Donald Trump vivrà come una infamia nella storia del senato degli Stati Uniti. 

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