Viene assolto per la seconda volta eppure l'ex inquilino della Casa Bianca resta anche per diversi repubblicani il mandante morale della mortifera insurrezione del 6 gennaio in Campidoglio
L'assoluzione dell'ex presidente statunitense Donald Trump, dal reato di incitamento all'insurrezione per i morti del 6 gennaio scorso in Campidoglio, giunge tanto scontata quanto marchiata da una squalifica morale che la politica a stelle e strisce in buona percentuale certifica nei riguardi dell'ex inquilino della Casa Bianca.
Una vittoria di carta
Per il senatore democratico Chuck Schumer si tratterebbe dell'atto più spregevole mai commesso da un presidente e la maggioranza dei repubblicani non potrà addurre alcun senso di moralità o di coraggio per cancellarlo. "Il processo non riguardava una scelta politica. Si trattava di scegliere i valori del paese rispetto a Donald Trump. E 43 membri repubblicani hanno preferito Trump": ha chiarito Schumer per poi aggiungere che Il fallimento nel condannare Donald Trump vivrà come una infamia nella storia del senato degli Stati Uniti.
I numeri dell'assoluzione
Sono stati 57 i senatori favorevoli alla condanna di Trump ma non hanno raggiunto la soglia dei due terzi dell'assemblea necessari. Sette repubblicani si sono uniti ai 50 membri democratici nel votare per la condanna: Richard Burr, Bill Cassidy, Susan Collins, Lisa Murkowski, Mitt Romney, Ben Sasse e Pat Toomey. Una maggioranza non sufficiente, proprio per questo il senatore repubblicano Mitch McConnell ha dichiarato che : "Non c'è dubbio alcuno che il presidente Trump sia praticamente e moralmente responsabile dei fatti del 6 gennaio".
La politica dei fan
Gran parte della base repubblicana rimane ferocemente fedele a Trump, anche dopo la sconfitta elettorale eppure molti senatori repubblicani sono diffidenti nei confronti di un ex presidente volubile e vendicativo.