Le ripercussioni di quanto accade a Kabul sull'Unione europea

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Di Jack ParrockRedazione di Bruxelles
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Commissaria europea per le migrazioni Johanssen a Euronews: "E' necessario che l'Ue metta soldi per gli aiuti umanitari in Afghanistan e dia sostegno ai Paesi vicini"

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Questa settimana è stata segnata dalle operazioni di evacuazione del personale e dei collaboratori locali dall'Afghanistan. Mentre l'attentato all'aeroporto di Kabul ha aumentato le preoccupazioni per la sicurezza sul terreno, nell'Unione europea si parla d'immigrazione

Di fronte alla prospettiva di un esodo di afghani, in fuga dai talebani verso le frontiere europee, i leader dell'Unione stanno valutando le opzioni sul tavolo. Vogliono evitare che si ripeta quanto successo con la crisi migratoria del 2015. Il capo della politica estera dell'Unione ha evocato il ricorso a una vecchia legge europea.

"C'è una direttiva del 2001 che non è mai stata usata e questa potrebbe essere l'occasione", dice Josep Borrell, alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. "Potrebbe essere utilizzata per affrontare eventuali problemi legati alla migrazione di massa, che potrebbero colpire alcuni Stati membri".

La direttiva sulla protezione temporanea è stata redatta per aiutare i rifugiati in fuga dalle guerre in Jugoslavia e Kosovo, negli anni '90. Permette di offrire un rifugio immediato alle persone che rischiano di trovarsi in futuri conflitti.

Ma come funziona? Ce lo spiega Catherine Woollard, direttrice del Consiglio europeo per i rifugiati: "Fornisce supporto umanitario e operativo da un lato e poi concede rapidamente protezione alle persone che arrivano nell'Unione, in modo che non rimangano bloccate nelle procedure d'asilo e che le procedure d'asilo stesse non siano sommerse dagli arrivi".

La Commissione deve fare una proposta che spieghi perché è necessaria e chi può richiedere la protezione temporanea, così come la data di inizio del processo. La maggioranza dei Paesi dell'Unione deve poi votare per far scattare la direttiva. A quel punto i rifugiati vengono suddivisi tra gli Stati membri, in base alla loro capacità di accoglienza. L'Irlanda e la Danimarca beneficiano di una clausola di esenzione.

La concessione di permessi di soggiorno è l'obiettivo principale, ma agli Stati membri viene anche chiesto di aiutare in altri settori, come l'accesso al lavoro, all'alloggio, alle cure mediche e all'istruzione per i bambini. Oltre alla protezione temporanea, i richiedenti asilo dovrebbero essere autorizzati a chiedere una permanenza più lunga.

La protezione temporanea può durare da uno a tre anni. Al di là di questo lasso di tempo, se l'asilo non è stato concesso, i richiedenti asilo devono tornare nel proprio Paese oppure lanciarsi in una battaglia legale. La direttiva, tuttavia, esorta i Paesi a considerare le ragioni umanitarie, che potrebbero rendere impossibile il loro ritorno.

Ylva Johanssen: "Necessario mettere altri 200 milioni di euro per gli aiuti umanitari"

Dopo la crisi migratoria del 2015, l'Unione ha accettato di versare fino a 6 miliardi di euro alla Turchia, per ospitare i rifugiati siriani. Abbiamo chiesto a Ylva Johanssen, commissaria europea per le migrazioni se verrà ripetuta la stessa cosa.

State già cercando di raccogliere denaro e fondi da dare ai Paesi al di fuori dell'Unione europea, per sostenere i rifugiati, piuttosto che farli entrare nell'Unione, come già accadde con la Turchia durante la crisi migratoria del 2015-2016?

Dal mio punto di vista è necessario mettere altri 200 milioni di euro per gli aiuti umanitari in Afghanistan. Avremo anche bisogno di più sostegno per i Paesi vicini e per gli altri Paesi delle regioni che ospitano gli afghani. Per me è ovvio che questo sia necessario.

Ex ambasciatore francese negli Usa: "Bisogna negoziare con i talebani"

I ministri degli Interni del blocco si riuniscono virtualmente martedì e inizieranno le discussioni sul finanziamento. Dare soldi ai vicini dell'Afghanistan - Pakistan e Iran, ad esempio - è politicamente molto più complicato che darli alla Turchia.

Dopo l'esplosione all'aeroporto di Kabul sono aumentate le preoccupazioni per le evacuazioni. Abbiamo chiesto a Gerard Araud, ex ambasciatore francese negli Stati Uniti, cosa significhi tutto questo per chi è ancora in Afghanistan.

Non ci sarà ponte aereo e quindi non saranno evacuati. Quello che possiamo sperare - ma è solo una speranza - è che le organizzazioni umanitarie, o i governi stessi, possano continuare o possano aprire dei negoziati con il nuovo governo talebano. La gente dimentica che diplomazia significa parlare al nostro nemico. Quindi siamo onesti: dobbiamo parlare con i talebani.

Cosa pensa di quanto fatto finora dagli europei? Qual è stata la sua impressione e cosa potrebbe cambiare dopo la scadenza?

Francamente è stato un disastro, una debacle. Penso che tutti siano stati così presi alla sprovvista che ogni Paese ha provato a fare del suo meglio, per prendersi cura dei propri cittadini e degli afghani che hanno collaborato. Questo dà l'impressione che sia un caos ed è veramente così. È uno sfacelo, un disastro.

L'agenda europea dell'autunno

Con l'estate che sta per finire, ecco una carrellata dei principali eventi autunnali:

  • 26 settembre -> Elezioni tedesche: chi prenderà il posto di Angela Merkel dopo 16 anni al comando?
  • 6 ottobre -> Vertice Ue sui Balcani occidentali in Slovenia: Albania e Macedonia del Nord non vedono l'ora di aprire i negoziati per diventare Stati membri dell'Unione.
  • 21 e 22 ottobre -> Vertice dei leader dell'Ue a Bruxelles: l'ordine del giorno non è ancora stato deciso, ma sicuramente si parlerà di Afghanistan e Covid.
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