Bielorussia: un anno di proteste contro il regime di Lukashenko

Era il 9 agosto 2020 quando Lukashenko fu rieletto alla guida della Bielorussia. Elezioni considerate truccate da tutti gli osservatori internazionali. Subito iniziarono le proteste e la sua sfidante Sviatlana Tsikhanouskaya scappò all'estero.
Alexander Taraikovsky è il nome del primo manifestante morto, ucciso probabilmente da una pallottola della polizia.
"Non vedo futuro qui per i miei figli - dice la vedova - Non voglio che gli venga insegnata la propaganda a scuola, all'asilo. Voglio che crescano come persone libere".
In un anno di proteste 35mila persone sono state arrestate e migliaia sono state picchiate dalla polizia. Figure dell'opposizione come Maria Kolesnikova hanno trascorso 11 mesi dietro le sbarre e ora rischiano l'ergastolo o addirittura la condanna a morte.
Secondo la propaganda del regime le proteste sono frutto di complotti internazionali
"Siamo più forti delle loro rivoluzioni colorate - dice Lukashenko - I paesi occidentali adesso hanno capito che in alcuni casi come in Bielorussia i loro piani non funzionano, devono cambiarli".
Tsikhanouskaja crede ancora che il regime bielorusso possa crollare in qualsiasi momento. D'Altronde dice "l'Unione sovietica è crollata in sei giorni".