Che cos'è e come funziona il Consiglio artico, riunito ora in Islanda

Che cos'è e come funziona il Consiglio artico, riunito ora in Islanda
Diritti d'autore Saul Loeb/AP
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Di Sandrine Amiel
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Si tratta di un organo di cooperazione che riunisce paesi che in alcuni casi hanno rivalità molto accese, come Russia e stati Nato. Proprio a Mosca va ora la presidenza

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I ministri degli esteri delle nazioni artiche si incontrano oggi a Reykjavik, Islanda, dove Mosca è pronta a prendere la presidenza del Consiglio Artico.

Il forum multilaterale riunisce i membri della NATO con il principale alleato dell'alleanza atlantica, la Russia.

L'incontro arriva mentre lo sviluppo estensivo di una base aerea russa a Nagurskoye sta causando preoccupazione in Occidente.

"Siamo preoccupati per alcune delle recenti attività militari nell'Artico", ha detto martedì il segretario di Stato americano Antony Blinken dopo essere arrivato in Islanda. "Questo aumenta i pericoli di incidenti ed errori di calcolo e mina l'obiettivo condiviso di un futuro pacifico e sostenibile per la regione".

Per Mosca, però, si tratta dell'espansione legittima e necessaria di una struttura strategica in linea con i suoi obiettivi nella regione.

Si ritiene che l'Artico contenga fino a un quarto del petrolio e del gas ancora da scoprire nel pianeta. Con l'impatto del cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacci offre nuove opportunità per le risorse e le rotte di navigazione.

La regione è così diventata un'area di intensa competizione per le risorse naturali con la Russia da un lato e gli Stati Uniti, il Canada, la Danimarca e la Norvegia dall'altro. Anche la Cina, dal canto suo, sta mostrando un crescente interesse per l'Artico.

Ma i leader che si riuniscono in Islanda condividono anche interessi comuni nel Circolo Polare Artico, che è stato storicamente un'area di cooperazione su ambiente e sostenibilità.

Cerchiamo dunque di riassumere qual è la posta in gioco di questo meering e quali le posizioni e gli interessi dei principali attori della regione.

Perché l'Artico è diventato così strategico?

"L'Artico per molti versi è l'ultimo tra i mercati emergenti del mondo", ha detto Rockford Weitz, professore e direttore del programma di studi marittimi alla Fletcher School della Tufts University.

"In precedenza, a causa delle dure condizioni e del ghiaccio, nessun uomo trascorreva molto tempo nell'Artico. Ciò ha cominciato a cambiare circa 15 anni fa, quando il ghiaccio marino ha cominciato a sciogliersi. E così all'improvviso c'è stata maggiore accessibilità per il petrolio e le riserve di gas naturale".

David Goldman/Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.
Il ghiaccio marino si rompe al passaggio della nave rompighiaccio finlandese MSV Nordica, che qui attraversa il Passaggio a Nord-Ovest, nello stretto di VictoriaDavid Goldman/Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.

"Tutti i paesi sono interessati all'estrazione delle risorse. L'unica differenza è nel livello di interesse".

"I russi ne hanno un po' più nell'estrazione del gas naturale, dei minerali e del petrolio greggio rispetto agli altri paesi, ma tali paesi sono comunque a loro volta interessati".

"I canadesi - continua - i paesi nordici e gli Stati Uniti sotto l'amministrazione Biden sono davvero concentrati sul cambiamento climatico e la protezione ambientale e la sostenibilità",

Anche i paesi non artici stanno mostrando una crescente attenzione per la regione.

L'interesse della Cina, secondo Weitz, è principalmente diversificare il suo approvvigionamento energetico "passando attraverso lo stretto di Bering ed essere in grado di estrarre il gas naturale norvegese e russo per importarlo attraverso l'Artico e il Nord Pacifico, evitando il canale di Suez e lo stretto di Malacca".

"Le nazioni vicine all'Artico sono generalmente interessate alle opportunità economiche, anche se alcuni paesi europei, tra cui Francia e Regno Unito, sono interessati anche da un punto di vista militare".

L'importanza strategica dell'Artico, per Weitz, è "inversamente proporzionale alla sua popolazione".

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"È uno spazio molto grande e non ci sono molte persone. Solo 4,2 milioni di persone vivono a nord del circolo polare artico".

Cos'è il Consiglio Artico e come funziona?

  • Il Consiglio Artico è un'organizzazione internazionale fondata nel 1996 per le otto nazioni artiche, cioè Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti.

"È un forum internazionale per discutere aree di collaborazione" spiega Weitz. "E il suo regolamento dice esplicitamente che non può trattare questioni militari e di sicurezza",

"[Ma] quando si guarda a questioni come l'applicazione della pesca o la cooperazione della guardia costiera, la distionzione tra faccende di sicurezza e ambientali diventa molto sfumata".

Mandel Ngan/AP
I partecipanti prendono posto per partecipare all'undicesima riunione ministeriale del Consiglio Artico a Rovaniemi, Finlandia, martedì 7 maggio 2019.Mandel Ngan/AP
  • Pur essendo gli attori principali del consiglio, gli otto paesi artici non sono comunque gli unici

"Il Consiglio Artico è una delle organizzazioni internazionali più inclusive", illustra Weitz.

"Hanno avuto una rappresentanza permanente dei popoli indigeni dell'Artico, il Consiglio Saami, il Consiglio circumpolare degli Inuit. In tutto l'Artico, tutte le diverse popolazioni indigene hanno lo status di osservatore permanente",.

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"Hanno fatto entrare molti altri paesi. Molti paesi dell'Unione Europea hanno una rappresentanza nel Consiglio Artico come osservatori. Giappone, Cina, Corea del Sud, persino Singapore e India sono osservatori. E credo che questo accada soprattutto perché possano vedere cosa sta succedendo nelle conversazioni artiche"

  • Il Consiglio Artico ha una presidenza a rotazione, che cambia ogni due anni

"È ancora uno sforzo di collaborazione tra tutti i paesi artici, ma il presidente ha una certa influenza su ciò che è l'obiettivo di quel biennio",

"Così questa settimana l'Islanda passerà la presidenza del Consiglio Artico alla Russia. L'Islanda si è concentrata sulle questioni ambientali legate all'oceano, alla plastica, all'inquinamento, ecc. E i russi hanno detto che vogliono concentrarsi sullo sviluppo sostenibile".

Cosa possiamo aspettarci dall'incontro di oggi?

"Penso che sarà un incontro produttivo e cooperativo" pronostica Weitz. "In parte perché il Consiglio Artico tende ad essere un forum di cooperazione. E così, anche se c'è competizione nell'Artico con la ri-militarizzazione da molte parti, ovvero la Russia e i paesi della NATO, questo di solito non viene discusso nel Consigli",

"Il Consiglio Artico di solito parla di sviluppo sostenibile, prevenzione dell'inquinamento, come creiamo un'economia sostenibile per i popoli indigeni nell'Artico? Come faremo a distribuire i vaccini nella regione? Penso che queste saranno le conversazioni".

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Il Consiglio Artico questa settimana offrirà anche l'opportunità di colloqui diretti tra il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov e Blinken a margine della riunione. L'incontro è destinato a gettare le basi per l'incontro di Putin con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden previsto per il mese prossimo.

"Parleranno probabilmente a porte chiuse, di alcune delle principali questioni tra la Russia e gli Stati Uniti, tra cui la guerra cibernetica, l'Ucraina, l'Artico, ma i segnali che arrivano dall'amministrazione Biden, così come dalla Russia, ci dicono che stanno cercando di abbassare le tensioni e collaborare più che cercare il conflitto".

Quanto la competizione ha preso il sopravvento sulla cooperazione?

"Guardando gli ultimi 20 anni, l'Artico è passato da una zona di cooperazione a una sempre maggior concorrenza e da molti lati stiamo osservando uno sforzo diplomatico e militare più attivo per mostrare almeno una presenza lì".

Gli ultimi anni hanno visto una ri-militarizzazione dell'Artico, ancor di più dopo l'aumento delle tensioni tra Mosca e l'Occidente dopo l'annessione della penisola di Crimea da parte di Mosca nel 2014.

"Gli Stati Uniti, ma anche altri alleati della NATO vedono la presenza militare russa in espansione nell'Artico nel contesto del più ampio comportamento russo sempre più aggressivo sulla scena internazionale", ha detto Katarzyna Zysk, professore di relazioni internazionali e storia contemporanea presso l'Istituto norvegese di studi sulla difesa.

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Come risultato, Washington ha inviato dei bombardieri B-1 in Norvegia quest'anno. Il ministero degli Esteri russo ha criticato la settimana scorsa "la corsa di Oslo alla militarizzazione dell'Artico".

"L'aumento della presenza russa - ha detto il segretario generale NATO Jens Stoltenberg - l'aumento delle basi russe nel Grande Nord, ha anche innescato la necessità di una maggior presenza della NATO, e noi abbiamo aumentato la nostra presenza lì con più capacità navali, presenza in aria, e non ultimo, l'importanza di proteggere i cavi sottomarini transatlantici che trasmettono molti dati".

Eppure, secondo Weitz, la cooperazione rimane ancora il paradigma dominante nella regione, anche se sta perdendo sempre più terreno.

Un esempio di ciò è la cooperazione tra USA e Russia su questioni di guardia costiera.

"È un fatto sottovalutato - illustra Weitz - che gli Stati Uniti e la Russia abbiano continuato a cooperare su tali questioni nell'Artico e nel Nord Pacifico attraverso il forum della guardia costiera artica e il forum della guardia costiera del Nord Pacifico"

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"Penso che siamo probabilmente a cavallo tra la cooperazione e la competizione, e siamo abbastanza lontani dal conflitto".

La regione può scivolare nel conflitto?

In futuro, tuttavia, diversi scenari potrebbero potenzialmente portare la regione a una situazione conflittuale.

"Si potrebbe verificare in futuro, quando l'Artico diventerà ancora più accessibile a causa del cambiamento climatico e il ghiaccio si ritirerà ulteriormente, una sorta di conflitto che si innescherà probabilmente quasi per caso a causa della competizione sulle risorse" spiega Weitz a Euronews.

La pesca, i confini marittimi o i diritti dei fondali dell'Artico potrebbero diventare materia di contesa.

"Questi potrebbero portare inizialmente a scaramucce tra guardie costiere, ma si potrebbe aggiungere un po' di concorrenza da parte della Marina. E penso che lo scenario più probabile sarebbe tra le guardie costiere russe, la marina russa e qualche combinazione di paesi della NATO. E così si potrebbe assistere a quel tipo di conflitto".

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"Detto ciò - chiosa l'esperto - penso che la buona notizia tra la Russia e la NATO è che ci sono protocolli, ci sono canali di comunicazione, ed è uno dei benefici involontari della guerra fredda".

Un altro possibile scenario è un conflitto che inizia da qualche altra parte per poi riversarsi nell'Artico.

"Potrebbe iniziare nel Mar Nero - ipotizza Weitz - una sorta di conflitto navale tra Russia, NATO e Ucraina. E poi lo vedreste riversarsi nell'Artico. Questo è un altro scenario in cui si potrebbe vedere l'Artico diventare una zona di conflitto come parte di una contesa più globale".

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