Per la cancelliera tedesca Merkel: un'Europa sovrana deve parlare con il presidente russo
La discussione fiume sulla Russia si è conclusa senza accordo. Al Consiglio europeo del 24 e 25 giugno non è passata la proposta avanzata da Germania e Francia sulla possibilità di riaprire un filo diretto con il presidente russo Vladimir Putin come ha fatto recentemente l'inquilino della Casa Bianca Joe Biden.
La bocciatura netta è arrivata da Polonia, Svezia e Paesi Baltici, e più in generale, la maggior parte dei Ventisette stati membri resta per la linea dura nei confronti di Mosca, paventando anche nuove sanzioni economiche.
La cancelliera tedesca si è detta delusa di non poter tenere un vertice di alto livello come ha invece fatto il presidente degli Stati Uniti a Ginevra lo scorso 16 giugno. "Penso che tra le prerogative della sovranità dell'Unione europea ci debba esere anche quella di rappresentare e difendere i suoi interessi - ha detto Merkel in conferenza stampa - Invece quello che ha dimostrato questo Consiglio europeo è che ci possiamo accontentare di informazioni indirette che ci arrivano dalla Casa Bianca”.
E se la Russia ha diviso, a creare coesione è stata invece la condanna della legge ungherese considerata omofoba dalla maggior parte dei leader europei. Il premier del Lussemburgo, Xavier Bettel, ha fatto della protezione dei diritti Lgbt una questione personale, mentre Portogallo e Paesi Bassi hanno persino invitato il primo ministro Viktor Orban a lasciare l'Unione europea se non ne condivide i valori.
"La maggior parte dei leader europei è stata molto chiara nel giudicare la nuova legge ungherese contaria ai nostri valori - ha tagliato corto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen - E la cultura della tolleranza e dell'accettazione rappresenta la base per lottare contro la discriminazione. Abbiamo intenzione di proteggere la libertà dei nostri cittadini di amare chiunque in qualsiasi parte del territorio dell'Unione europea" .
Più complessa invece la condanna delle violazioni delle libertà cvili da parte della Turchia, a cui i leader europei chiedono sì di rispettare i diritti fondamentali, ma senza usare toni duri. Sull'altro piatto della bilancia resta forte la collaborazione con Ankara per tenere, in Turchia, i rifugiati che vorrebbero raggiungere l'Europa.