Cent'anni fa a Livorno nasceva il Partito Comunista Italiano

Enrico Berlinguer
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Dalla spinta rivoluzionaria delle origini, al ruolo a difesa della democrazia italiana

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Cento anni fa, era il 21 gennaio 1921, da una scissione in seno al 17. Congresso socialista, nasceva a Livorno il Partito Comunista d'Italia. L'iniziativa, ampiamente attesa dopo che nei congressi provinciali la mozione comunista aveva incassato grandi consensi, fu della frazione massimalista, raccolta attorno ad Amadeo Bordiga, ad Antonio Gramsci, a Umberto Terracini ed altri.

Diventato nel 1926, in pieno regime mussoliniano, il principale gruppo antifascista organizzato in clandestinità, il Partito Comunista tornò all'attività legale nel 1943, alla caduta del fascismo, sotto la guida di Palmiro Togliatti, tornato dall'esilio a Mosca.

Togliatti, rimasto segretario fino alla sua morte nel 1964 lavorò a una "via italiana al socialismo", facendo del PCI un partito di massa e in costante crescita, malgrado gli sforzi, palesi e occulti, degli Stati Uniti per ridimensionarne la forza.

Negli anni Settanta, con Enrico Berlinguer segretario, il PCI toccò il massimo storico del 34.37 per cento, a soli 4 punti dalla Democrazia cristiana, diventando il più grande partito comunista dell'Europa occidentale.

Con la morte di Berlinguer il partito conosce una crisi che con la caduta dell'Unione sovietica porta alla svolta della Bolognina voluta nel 1989 da Achille Occhetto, e che porterà allo scioglimento del PCI e alla nascita del PDS.

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