Negli USA il 737 Max può già volare nonostante le sue profonde distonie sulle sicurezze di stallo (apparentemente risolte). Nel 2018 e 2019 due esemplari dell'aereo si erano schiantati uccidendo 346 persone
Con 2,5 miliardi di dollari, che pagherà alla giustizia americana e che serviranno anche al risarcimento delle vittime, la Boeing spera di riscattarsi dopo aver ingannato compagnie, viaggiatori e autorità come dimostrano una pletora di inchieste sui disastri aerei del Boeing 737 MAX.
Un management non proprio esemplare
Pessime pratiche aziendali, connivenze e negligenze marchiano comunque a vita il 737 rimasto a lungo fermo al suolo nonostante l'azienda lo dichiari ormai sicurissimo e le autorità USA lo abbiano riabilitato. La condotta criminale dell'azienda riguarda il sensore anti stallo collegato al software noto come Maneuvering Characteristics Augmentation System (MCAS), che in breve rendeva l'aereo ingovernabile.
Boeing aveva introdotto il sistema per correggere un difetto strutturale dell’aereo: il modello MAX era un 737 con motori più grandi e più efficienti a livello energetico. Si decise di montarli sulla stessa struttura dei precedenti 737 (progetto risalente agli anni Sessanta). La cosa consente di guadagnare spazio e tempo per competere col concorrente di Airbus (A320).
Queste manovre consentivano l'adattamento alla nuova configurazione aerodinamica col meccanismo correttivo che mantenesse l’aereo in asse rispetto al suolo, un meccanismo che però era basato su un unico sensore. Con un malfunzionamento al sensore, il MCAS si attivava automaticamente, spingendo il muso dell’aereo verso terra. Da qui l'origine delle due catastrofi.
Il mea culpa aziendale
David Calhoun, Amministratore delegato di Boeing, ha fatto ulteriori mea culpa anche on line. I disastri del 2018 e il 2019 uccisero 346 persone. Il 737 Max ha ricevuto il via libera al volo dalle autorità statunitensi e a breve analoga luce verde la daranno quelle europee.