Hong-Kong, torna in carcere l'editore-attivista Jimmy Lai: rischia l'ergastolo

Jimmy Lai scortato alla Corte Suprema d'Appello di Hong Kong.
Jimmy Lai scortato alla Corte Suprema d'Appello di Hong Kong. Diritti d'autore Kin Cheung/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Di Cristiano TassinariAFP
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La Corte Suprema d'Appello di Hong Kong ha deciso: dopo pochi giorni di arresti domiciliari, l'editore Jimmy Lai (73 anni), attivista pro-democrazia, deve tornare in carcere. Accusato di "collusione con potenze straniere", è da sempre una spina nel fianco per Pechino.

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A 73 anni, Jimmy Lai torna in carcere.

Il magnate dei media di Hong Kong, paladino e attivista della democrazia e molto critico nei confronti di Pechino, è di nuovo dietro le sbarre: accusato di collusione con potenze straniere, partecipazione a proteste illegali e frode.

Editore pro-democrazia e anti-Pechino

Arrestato il 3 dicembre, dopo 20 giorni di carcere, Jimmy Lai - proprietario del tabloid Apple Day - aveva ottenuto gli arresti domiciliari il 23 dicembre scorso, dietro pagamento di una cauzione da 10 milioni di dollari di Hong Kong (circa un milione di euro), ma gli era stato proibito di parlare con altri e di pubblicare post su Twitter.

Secondo la Corte d'Appello cinese e in base alla recente legge sulla sicurezza nazionale, Lai dovrà restare in carcere almeno fino al 1 febbraio, quando verrà nuovamente riesaminato il suo caso.

Rischia fino a 14 anni di reclusione. Ma nella peggiore delle ipotesi, paventano i suoi legali, potrebbe rischiare addirittura l'ergastolo.

Kin Cheung/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Jimmy Lai con i suoi avvocati.Kin Cheung/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved

Lai è una delle personalità più importanti di Hong Kong ad essere presa di mira dalla legge sulla sicurezza nazionale, imposta nel 2019 da Pechino per ristabilire la calma nella ex colonia britannica, dopo più di sei mesi di proteste.

La Corte Suprema d'Appello ha confermato la revoca della decisione di un giudice di grado inferiore, che potrebbe aver "errato nell'interpretazione o nell'applicazione" dell'articolo 42 della nuova normativa.
Quest'ultimo stabilisce che non deve essere concessa alcuna cauzione a meno che il giudice non abbia sufficienti ragioni per ritenere che l'imputato non commetterà altri reati.

"Collisione con le potenze straniere"

Jimmy Lai è accusato di "collusione con le potenze straniere" per aver chiesto ai governi stranieri di sanzionare Hong Kong e la Cina in risposta alle politiche di Pechino in un territorio semi-autonomo.

Più di 1.000 tweet di Lai e un gran numero di interviste che ha rilasciato ai media sono stati esaminati dall'accusa.

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Jimmy Lai assediato dai cronisti prima della decisione della Corte d'Appello Suprema.Kin Cheung/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved

Il "Giornale del Popolo", un organo del partito comunista al potere, aveva già criticato la decisione di concedere la libertà provvisoria, in quanto "avrebbe messo a repentaglio lo stato di diritto a Hong Kong".

Lai è anche perseguito per frode e per aver partecipato alle manifestazioni illegali durante il grande movimento di protesta del 2019.

Martedì scorso, lo stesso Lai aveva rassegnato le dimissioni da presidente e amministratore delegato di "Next Digital Limited Media Group", proprietario del quotidiano "Apple Daily", fondato 30 anni fa proprio da Lai.
Ha rassegnato le dimissioni "per passare più tempo a occuparsi dei suoi affari personali", ha riferito l'agenzia Bloomberg, citando un comunicato stampa del gruppo stampa.

Hong Kong, non è più tempo di "Un paese, due sistemi"

Il 2020 è stato segnato da un declino senza precedenti delle libertà a Hong Kong.

La Cina si era comunque impegnata, prima di "recuperare" Hong Kong dal Regno Unito nel 1997, a preservare le libertà e la semi-autonomia del territorio per i prossimi 50 anni, in applicazione del principio "Un paese, due sistemi" negoziato con Londra.

Rischio ergastolo per Jimmy Lai

Quest'anno, però, il governo di Pechino ha allungato la sua "mano forte" su Hong Kong, a tal punto che, ora, esprimere particolari opinioni anti-governative può portare persino alla condanna all'ergastolo.
Come nel caso di Jimmy Lai.

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