Uno sguardo dal cielo per prevenire i danni delle inondazioni

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Di Jeremy Wilks
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È stato il novembre più caldo mai registrato. Il riscaldamento globale sta provocando tempeste sempre più frequenti e intense, con inondazioni catastrofiche. Nel sud della Francia si sta sperimentando un nuovo approccio proattivo per proteggere le popolazioni.

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**È stato il novembre più caldo mai registrato nella storia recente. Non un'eccezione, ma parte di quel riscaldamento globale che sta provocando fenomeni temporaleschi sempre più frequenti e intensi, che provocano inondazioni catastrofiche. Nel sud della Francia si sta sperimentando un nuovo approccio proattivo per proteggere le popolazioni a rischio di alluvione.  **

Il novembre più caldo

​È stato il novembre più caldo mai registrato, con temperature di quasi 0,8 gradi Celsius superiori alla media 1981-2010, e in Europa anche il periodo autunnale, da settembre a novembre, è stato da record, con temperature di 1,9 gradi sopra la media.

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Mai un novembre così caldoEuronews
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Anche l'autunno non scherza in Europa...Euronews

Ma lo studio dei cambiamenti climatici riguarda le tendenze sul lungo periodo, e su questo grafico con dati dal 1979 potete vedere che l'anomalia di novembre 2020 fa parte di questo riscaldamento generale.

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Novembre 2020 non è un caso isolatoEuronews

Allora, che cosa è successo nel mondo? È stato il novembre più caldo di sempre in Australia e sono state segnalate ondate di calore in Malawi e Mozambico, ma in Asia centrale ha fatto molto più freddo, con temperature fino a 5 gradi sotto la media.

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La situazione nel mondo a novembreEuronews

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Un'oasi azzurra in Asia centraleEuronews

Zoomando sull'Europa, ha fatto molto più caldo sulle Alpi e in Scandinavia, la Norvegia ha avuto il suo novembre più caldo mai registrato, e Stoccolma, in Svezia, ha registrato un nuovo record per novembre con 15,1 gradi.

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Zoom sull'EuropaEuronews

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Diventare protagonisti contro le inondazioni

Le alluvioni del 2018 sul fiume Aude, in Francia, hanno rappresentato un punto di svolta per le autorità locali, che hanno deciso di rendere la loro regione più resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici.

"Abbiamo cercato di capire in che modo, con i nuovi strumenti, le immagini satellitari e gli strumenti di cui disponiamo oggi, come l'intelligenza artificiale, potevamo diventare protagonisti lavorando in anticipo", spiega Nathalie Clarenc, vice direttrice all'ambiente del dipartimento dell'Aude.

Essere proattivi ha significato prendere decisioni difficili, come l'evacuazione e la demolizione di case a rischio inondazione.

Ha significato anche sviluppare nuovi strumenti con l'agenzia spaziale francese Cnes e con Copernicus, utilizzando l'intelligenza artificiale per scovare con l'aiuto delle immagini satellitari tronchi bloccati, viti danneggiate e aree di deflussi pericolosi.

"C'è l'aspetto post-alluvione, con la rilevazione delle conseguenze, per esempio corsi d'acqua ostruiti o viti danneggiate, ma guardiamo anche che cosa fare in futuro - spiega la project manager Gwendoline Blanchet -. Nell'ambito di questo progetto abbiamo preso in considerazione cinque grandi alluvioni, eventi estremi cominciati nel 1999, e osservando quello che è successo, grazie alle immagini satellitari, possiamo trarne degli insegnamenti per il futuro".

Atmosfera più calda, più vapore acqueo, più pioggia

Questa regione è da sempre soggetta a temporali. Ma gli esperti climatici di Météo France che partecipano al progetto sostengono che il fenomeno sta diventando più intenso e più frequente a causa del cambiamento climatico. In che modo? Risponde Jean-Michel Soubeyroux, vicedirettore della sezione climatologia a Météo France: "Con un'atmosfera più calda, e in particolare un Mediterraneo più caldo, i fenomeni temporaleschi che si sviluppano sul Mediterraneo sono molto più carichi di vapore acqueo, a causa della temperatura, e possono rilasciare quantità d'acqua superiori durante questi eventi intensi".

Torniamo in riva al fiume, dove l'obiettivo è agire ora per limitare i danni quando le tempeste torneranno a colpire. Perché, conclude Nathalie Clarenc, "Il problema è che, con inondazioni che si ripetono sempre più spesso, le sponde dei fiumi non hanno il tempo di ricostituirsi. Quindi automaticamente, più eventi abbiamo, più avremo erosione e danni se non faremo nulla, se non diventeremo protagonisti".

Il progetto si sviluppa attualmente a livello regionale, ma l'obiettivo finale è applicare lo stesso approccio ad altre comunità a rischio di inondazioni in tutta Europa.

Journalist • Selene Verri

Video editor • Jean-Christophe Marcaud

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