Chi era Pablito Rossi, l'eroe che portò l'Italia sul tetto del mondo nel '82

Paolo Rossi festeggia, dopo aver segnato il gol per l'Italia contro il Brasile, ai Mondiali di Spagna 1982
Paolo Rossi festeggia, dopo aver segnato il gol per l'Italia contro il Brasile, ai Mondiali di Spagna 1982 Diritti d'autore AP Photo/File
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Di Cinzia Rizzi Agenzie:  ANSA
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Dalla maglia biancorossa alla bianconera, passando per l'azzurra, la Coppa del Mondo e il Pallone d'Oro

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Un nome tanto comune, per un giocatore fuori dal comune. Paolo Rossi nasce a Prato il 23 settembre del 1956 e sin da piccolo corre dietro a un pallone, seguendo le orme del padre Vittorio. A 9 anni inizia a vestire la maglia del Santa Lucia, una squadra di quartiere della cittadina toscana. 

A sedici anni, dopo essersi fatto notare nelle squadre locali, la Vecchia Signora bussa alla sua porta. E' il 1972, quando Rossi inizia a giocare nelle giovanili della Juventus, prima di passare in prima squadra. 

Forse sono stato il primo centrattacco rapido e svelto, che aveva nelle intuizioni la sua dote principale, unita a una tecnica sopraffina. Uno dei segreti del mio successo è stato quello di giocare intelligentemente, pensando sempre cosa fare un secondo prima che mi arrivasse il pallone, proprio per supplire alla mancanza di qualità fisiche eccelse
Paolo Rossi
20 Dicembre 2013

Tanti infortuni, tre operazioni al menisco in due stagioni, un debutto non certo indimenticabile per il toscano, che nel 1975 finisce in prestito per un breve periodo al Como. Altra parentesi tutt'altro che rosea, con sole sei presenze e quello 0 nella casella "reti".  

La Svolta biancorossa

La svolta - quella con la S maiuscola - arriva l'anno seguente, quando la dirigenza bianconera convince il Lanerossi Vicenza a prenderlo in compartecipazione. E' tra le fila del club veneto e sotto la guida di Giovanni Battista Fabbri, che nasce la stella di Paolo Rossi e uno degli attaccanti italiani più forti di quegli anni. E' proprio il tecnico che lo sposta, da ala a centravanti. 

Una prima stagione con la maglia biancorossa indelebile: titolare dall'inizio alla fine, capocannoniere di Serie B (21 gol) e la promozione in Serie A. 

Il neopromosso Vicenza, trascinato dal quel centravanti piccolo e rapido (autore di 24 reti stagionali) stupisce tutti e chiude il campionato 1977-78 al secondo posto, alle spalle dei bianconeri. 

A quel punto arriva la chiamata di Enzo Bearzot, per i Mondiali 1978 in Argentina. In Sud America firma 3 reti per gli azzurri, che finiscono ai piedi del podio, sconfitti nella finale per il bronzo dal Brasile. E' qui, che si guadagna il soprannome Pablito. 

E' a quel punto che Lanerossi e Juventus - ancora comproprietarie - si contendono il cartellino del giocatore. L'offerta più alta la fa la squadra veneta: 2 miliardi e 612 milioni di lire, un prezzo che fa abbastanza scalpore nell'Italia di quell'epoca e che oggi sembrano solo briciole. Una stagione segnata dall'ennesimo infortunio al ginocchio, quella 1978-79 e che porta il Vicenza di nuovo in Serie B. 

Rossi decide così di restare nel massimo campionato italiano e passa in prestito al Perugia: 500 milioni di lire a stagione, per due anni. Una cifra non da poco per la squadra umbra che, per finanziare l'arrivo dell'attaccante, decide di rivoluzionare il mondo del calcio tricolore, introducendo qualcosa che oggi è pura normalità: la sponsorizzazione della maglia. 

Il presidente del Perugia, Franco D'Attoma, concede infatti al pastificio locale "Ponte" un rettangolo all’altezza del petto, per il quale si fa pagare circa 400 milioni di lire. Mai prima d'allora in Italia una divisa era stata sponsorizzata da un marchio commerciale.

Lo scandalo "Totonero" e la squalifica

Dopo una stagione con la maglia umbra, nella quale segna 13 reti, la carriera di Rossi subisce un'improvvisa frenata, a causa di quello che è conosciuto come il "Totonero". E' il 1980.

Il toscano è accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia, nella stagione 1979/1980. Si dichiara innocente, ma viene squalificato per due anni. Rossi ha sempre ammesso di aver incontrato due persone in hotel, prima della gara con la squadra campana, ma di essersene andato non appena comprese le loro intenzioni. 

Fatto sta che Rossi, nel frattempo di ritorno a Torino, si allena con la squadra bianconera per due anni, senza poter scendere in campo. Frustrante, sì, ma di certo una cosa non in grado di fermarlo. 

Torna a giocare a fine aprile del 1982, giusto in tempo per conquistare lo scudetto con i bianconeri, il suo primo. E giusto in tempo per assaporare il piacere di dare i calci a un pallone in uno stadio pieno, prima di rifarlo quell'estate, con la maglia azzurra, in quegli indimenticabili Mondiali in Spagna. 

Il Mundial e l'anno più bello della sua vita

Dopo tre incontri in sordina, Rossi esplode nella seconda fase della rassegna spagnola. E' impressa nella memoria di tutti quella tripletta, nell’ultima partita della seconda fase a gironi contro il Brasile (lo stesso, che quattro anni prima, aveva battuto gli azzurri nella finalina). Suoi anche i due gol in semifinale contro la Polonia e sua una delle tre reti nella finalissima contro la Germania Ovest (3-1). 

Eravamo campioni del mondo. Feci solo mezzo giro di campo coi compagni: ero distrutto. Mi sedetti su un tabellone a guardare la folla entusiasta e mi emozionai. Ma dentro sentivo un fondo di amarezza. Pensavo: "Fermate il tempo, non può essere già finita, non vivrò più certi momenti". E capii che la felicità, quella vera, dura solo attimi
Paolo Rossi
Campione del Mondo 1982

Pablito finisce la Coppa del Mondo da capocannoniere, con sei reti. Pablito chiude l'anno con un altro riconoscimento, il sacro Graal del calcio: il Pallone d'Oro. E come se non bastasse, in quello che spesso lui stesso ha definito come il più bell'anno della sua vita, nasce il primo figlio Alessandro. 

Gli ultimi anni sui campi da calcio

Rossi continua a giocare con la Juventus, con la quale conquista la Coppa Italia (1982-83), il secondo scudetto (1983-84), la Coppa della Coppe (1983-84), la Supercoppa UEFA (1984), la Coppa dei Campioni (1984-85). Finita la stagione passa al Milan, vi gioca per un anno, veste per l'ultima volta la maglia della Nazionale (durante un'amichevole contro la Cina, nel 1986) e poi chiude definitivamente la carriera nel 1987, dopo un anno al Verona. 

Appesi gli scarpini al chiodo, Rossi diventa opinionista in tv, scrive due libri, si candida alle elezioni europee per Alleanza Nazionale, si risposa (con la giornalista Federica Cappelletti, che gli dà due figlie), diventa presidente onorario del Santa Lucia e nel 2018 torna al Lanerossi Vicenza, come membro indipendente del consiglio di amministrazione e ambasciatore del club. 

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La FIFA lo inserisce nel 2004, in occasione del centenario della federazione con sede a Zurigo, nella lista dei 100 più grandi giocatori viventi.

Risorse addizionali per questo articolo • Wikipedia

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