Centinaia di migliaia di agricoltori indiani protestano contro la riforma che cancella i prezzi minimi garantiti. Il governo, che vuole facilitare l'accesso al mercato per i produttori, si è detto pronto a discutere in cambio della fine dei blocchi stradali. Proposta respinta, la protesta continua
Sono alle porte della capitale indiana, dopo una marcia durata diversi giorni. A uno degli ingressi di Nuova Dheli, alla porta di Ghazipur, centinaia di contadini inferociti si sono scontrati con la polizia che ha installato diverse barricate lungo il percorso.
Sono oltre 300.000 gli agricoltori che si sono messi in marcia per esigere dal governo il ritiro di una riforma che finirà per ucciderli, dicono:
"Siamo venuti qui perché moriremo comunque, e quindi invece di morire a casa nostra moriremo più vicino a loro. Hanno fatto queste leggi contro i contadini: perché? È un governo fatto da gente istruita, ma non capiscono molto dei problemi degli agricoltori".
Oltre alle decine di migliaia che tentano di affluire nella capitale, altri mantengono i posti di blocco sulle principali autostrade del nord, negli Stati dell'Haryana e del Punjab, al confine con il Pakistan. Il governo ha proposto di incontrare i loro delegati in settimana, in cambio della rimozione dei blocchi stradali. Proposta respinta, vogliono il ritiro della legge, prima.
Per il governo la riforma è volta a facilitare l'investimento privato, facilitando l'accesso diretto dei produttori al mercato. Per loro però l'eliminazione dei prezzi minimi garantiti dallo Stato li espone eccessivamente all'alea del mercato e allo strapotere delle multinazionali. L'agricoltura in India vale circa 2.900 miliardi di dollari all'anno, il 15% del PIL, e nutre la metà della popolazione, cioè oltre 600 milioni di persone.