Anche l'Italia dovrebbe varare la sua legge contro omofobia e misoginia

Matrimonio civile fra persone dello stesso sesso
Matrimonio civile fra persone dello stesso sesso Diritti d'autore AP Photo
Di Paolo Alberto ValentiANSA
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La legge contro omotransfobia e misoginia è finalmente in discussione in parlamento e punirà col carcere chi commette violenza o incita a commettere violenza nei confronti di un’altra persona sulla base dell’orientamento sessuale. Il dibattito durerà diversi giorni

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La legge contro l'omofobia è finalmente approdata alla Camera dei Deputati in Italia. Da due anni doveva essere discussa ma se ne parla da 20 anni. La legge contro omotransfobia e misoginia punirà col carcere chi commette violenza o incita a commettere violenza nei confronti di un’altra persona sulla base dell’orientamento sessuale. Per le associazioni gay il ritardo dipende dall' «oscurantismo» dei settori della società più tradizionalisti mentre la destra plaude alla posizione della Chiesa prevalentemente conservatrice (che Papa Francesco ha comunque parzialmente mitigato).

L'Italia non protegge abbastanza le comunità LGBTQ+

Fino ad oggi l’Italia è stata fra i pochi paesi europei a non avere una legge per proteggere le persone della comunità LGBTQ+, sigla che indica persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e ulteriori orientamenti. L' Arcigay, la principale associazione italiana per i diritti degli omosessuali,  segnala l'incremento dei casi di violenza conto omossessuali, transessuali e lesbiche.

Uno stop alla violenza

Si spera che la legge serva a mettere un freno ad atteggiamenti discriminatori non più tollerabili. Per l'Arcigay col dibattito il passo in avanti è notevole. Fratelli d'Italia,  Lega e Forza Italia, cioè l'insieme della destra, sono invece compatti contro la legge. 

Il lungo cammino della lotta alla discriminazione

Se le ultime tre legislature hanno visto impegnati soprattutto militanti del mondo dei diritti dei gay (da Franco Grillini a Sergio Lo Giudice, da Paola Concia fino all'attuale relatore Alessandro Zan), il primo tentativo ebbe un percorso diverso: fu affidato nel 1999 ad un relatore cattolico, il deputato del Ppi Paolo Palma, che fu incaricato di tessere rapporti con la Cei per evitare una guerra di religione. Alla Camera erano state depositate due proposte di legge, una da Nichi Vendola (allora esponente del Prc) ed una da Antonio Soda, giurista dei Ds. Nell'ottobre 1998 il governo D'Alema era nato con una rottura a sinistra proprio con il Prc e la maggioranza voleva "coprirsi" a sinistra mandando avanti temi sui diritti civili. Il primo luglio del '99 Palma presentò dunque il testo unificato in commissione. Come l'attuale testo Zan, si estendevano le sanzioni penali della legge Mancino ai comportamenti violenti o discriminatori motivati da ragioni di "orientamento sessuale". In più vi erano norme sulla privacy e misure antidiscriminatorie sul lavoro e nella scuola. Il testo ebbe l'appoggio del governo e il sostegno della maggioranza (Ppi, Ds, Verdi, Socialisti) e del Prc. Ma la destra oppose un netto rifiuto, seguito a settembre da una bocciatura senza appello da parte della Cei. Successivamente il governo preannunciò un proprio ddl che bloccò l'iter della legge Palma. Ma, dopo la sconfitta del centrosinistra alle regionali del 2000, l'esecutivo D'Alema cadde. E la legge contro l'omofobia venne accantonata.

Che cosa prevede la legge Zan

Il testo Zan che è approdato all'aula di Montecitorio si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica intervenendo sull'articolo 604 bis del codice penale.

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