Papa addolorato per Santa Sofia

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Di Paolo Alberto Valenti
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Dura reazione del pontefice alla decisione della Turchia sulla trasformazione in moschea

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Il pensiero di Papa Francesco si è rivolto con dolore verso Istambul come manifestato a chiare note all'Angelus della seconda domenica di luglio. Quindi non c'è solo il dolore degli ortodossi per la perdita della cattadrale dovuta alla decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di trasformare la basilica di Santa Sofia in moschea, a partire dal 24 luglio.

In attesa di una chiara presa di posizione della Santa Sede

In tanti chiedevano in questi giorni una presa di posizione dalla Santa Sede sebbene si pensava che la diplomazia vaticana fosse molto attiva in materia e che Francesco legittimamente avesse deciso di non parlare in attesa di una diversa soluzione da parte della Turchia.

Un Angelus mesto sul Vangelo di Matteo

Pensando “a Istanbul” all’Angelus, Francesco ha detto: “Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato”. Una espressione semplicissima e secca che manifesta il dolore della Santa Sede. Nel discorso alla folla presente in piazza San Pietro il Papa ha parlato dei “quattro tipi diversi di terreno”  nella parabola del seminatore, raccontata da Gesù nel vangelo di Matteo (Matteo 13, 1-23), i diversi “tipi” di terreno che accolgono “la Parola di Dio”.  Il primo tipo è “una strada, dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. È la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo.

"Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede”. Poi c'è il “terreno sassoso”: “È l’immagine dell’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la Parola di Dio. E così, davanti alla prima difficoltà, a una sofferenza, a un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre”.

Il terzo è il “terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane... lì la Parola rimane soffocata e non porta frutto”. “Infine, possiamo accoglierla come il terreno buono. Qui, e soltanto qui il seme attecchisce e porta frutto. La semente caduta su questo terreno fertile rappresenta coloro che ascoltano la Parola, la accolgono, la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica nella vita di ogni giorno”.

Il seme buono di Dio

In ogni caso, ha proseguito il Papa, la Parola di Dio “è un seme fecondo ed efficace; e Dio lo sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio!... Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme. Spesso si è distratti da troppi interessi, da troppi richiami, ed è difficile distinguere, tra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi”. 

Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato che nella seconda domenica di luglio ricorre la Giornata Internazionale del Mare. “Rivolgo un affettuoso saluto – ha detto - a tutti coloro che lavorano sul mare, specialmente quelli che sono lontani dai loro cari e dal loro Paese. Saluto quanti sono convenuti stamattina nel porto di Civitavecchia-Tarquinia per la celebrazione eucaristica”.

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