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Coronavirus: "Se arrivasse nei campi profughi sarebbe una tragedia"

Coronavirus: "Se arrivasse nei campi profughi sarebbe una tragedia"
Diritti d'autore AFP
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Di Anelise Borges
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La voce di MSF da Samos dove il materiale sanitario è totalmente inappropriato a fronteggiare un'eventuale diffusione del coronavirus; nel campo pensato per 600, ci sono 8000 persone

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Quando interi Paesi si bloccano e viene chiesto alle persone di restare a casa a causa della pandemia di coronavirus, cosa succede a chi non ha un posto dove andare? A chi non ha nessuno che si prenda cura di loro? Il governo francese ha iniziato a requisire stanze d'albergo per i clochard che intanto però mentre l'epidemia galoppa da giorni, ancora si aggirano per le strade di Parigi

Fino a gennaio gruppi di giovani volontari distribuivano cibo per i senzatetto nelle strade di Parigi ma ora il servizio è interrotto: troppo rischioso. Il governo cerca la collaborazione con gruppi di volontari e ONG per assicurare che queste persone abbiano un riparo, insieme ai migranti delle bidonville. 

Un focolaio tra comunità di migranti e rifugiati sarebbe devastante.

Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council sottolinea che queste comunità "Vivono in condizioni igieniche e sanitarie estreme. Vivono in campi molto affollati, centri collettivi... Tutte situazioni esposte al virus. Stiamo suonando l'allarme: prima che sia troppo tardi, devono avere acqua, servizi igienico-sanitari, campagne informative sull'igiene, decongestione dei campi".

Nell'isola greca di Samos, dove 8 mila persone sono stipate in un campo costruito per 600, i medici affermano che il virus sarebbe impossibile da contenere. Stefan Corders, coordinatore di campo di MSF a Samos racconta che: "Non possiamo davvero immaginare cosa accadrà se questo virus si diffondesse qui nel campo. Abbiamo un solo equipaggiamento di biocontenimento per una persona, quindi se il virus dovesse arrivare, sarebbe sicuramente una tragedia".

Non possiamo davvero immaginare cosa accadrà se questo virus si diffondesse qui nel campo...sarebbe davvero una tragedia
Stefan Corder
MSF, coordinatore del campo di Samos

La pandemia di Coronavirus ha posto il mondo in un territorio inesplorato e nessuno sa quanto tempo ci vorrà prima che tutto sia finito.

L'unico dato certo è che i più fragili, quelli senza una rete, senza riparo, senza documenti, sono ancora una volta i più esposti, i più a rischio. Evidenziando le debolezze di sistemi di welfare che troppo spesso dimenticano chi ha più bisogno.

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