Che cos'è una pandemia

Che cos'è una pandemia
Diritti d'autore Ted S. Warren/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Diego MalcangiOrlando Crowcroft
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Una definizione puramente 'tecnica', o implica cambiamenti di rilievo nelle strategie? Secondo l'OMS il passaggio dall'epidemia alla pandemia non implica cambiamenti nelle misure da adottare. Ma è una parola da adottare con estrema prudenza

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Il Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha spiegato in conferenza stampa a Ginevra che l'uso della parola "pandemia" per il Covid-19 non implica cambiamenti significativi nel livello della minaccia rappresentata da questo coronavirus secondo gli esperti dell'agenzia.

Ma dato il rapido espandersi del contagio in Europa negli ultimi giorni, e considerando che ha ormai toccato 114 Paesi nel mondo, la definizione era attesa. Pur non essendo in se rappresentativa di un aggravamento della situazione quanto alla letalità del virus o al suo impatto economico globale, non si può dire che "pandemia" sia una parola tranquillizzante.

Il 24 febbraio scorso Michael Ryan, Direttore Esecutivo dei programmi d'emergenza all'OMS, spiegava: "Pandemia viene dal greco pandemos, che significa tutti".

"Pandemos è un'idea secondo la quale tutta la popolazione mondiale sarà probabilmente esposta a questa infezione e una parte si ammalerà".

Insomma una pandemia è una malattia estesa su una grande area geografica, se non proprio tutto il pianeta, e in grado di colpire una percentuale elevata della popolazione.

La pandemia naturalmente deriva dall'epidemia, nella quale la malattia si diffonde solo in aree determinate del globo.

"Pandemia non è una parola da usare con leggerezza", ha precisato Tedros Adhanom Ghebreyesus:

"Il termine, se abusato, può causare una paura irragionevole, o l'accettazione ingiustificata dell'idea che la guerra sia già finita, persa, e questo può portare a sofferenza e anche morti evitabili".

"Definire la situazione con il termine pandemia non cambia il modo in cui valutiamo questa minaccia - ha insistito -: non cambia quello che l'OMS sta facendo e non cambia quello che i singoli paesi dovrebbero fare".

Anche se il coronavirus ha ormai colpito 114 paesi nel mondo, risparmiandone per ora 81 (e 57 hanno ad oggi eno di 10 casi) - ha poi spiegato - più del 90% dei casi si concentra in quattro paesi (Cina, Italia, Corea del Sud e Iran) due dei quali (Cina e Corea del Sud) vedono un rallentamento significativo.

La definizione di 'pandemia' è molto rara: se ne parla per la peste del XIV secolo, che sterminò oltre il 30% della popolazione europea, e per l'influenza spagnola del 1918, che uccise quasi 500 milioni di persone. Più di recente, l'influenza asiatica (1957-58, H2N2, 70.000 morti); l'influenza di Hong Kong (1968-69, H3N2, 34.000 morti; oggi circola ancora un'influenza H3N2); l'Aids, con i suoi 32 milioni di morti dal 1981; l'influenza suina che si propagò dal Messico (2009-2010, oltre 3.000 morti, H1N1 - oggi il virus H1N1 si comporta come altri virus stagionali -). E abbiamo tralasciato la SARS del 2003, perché pur con alta letalità ebbe scarsa mortalità (circa 800 vittime in totale) e non fu una vera pandemia, pur toccando circa 80 Paesi.

Ricordiamo che la letalità è il termine con cui si definisce il rapporto tra vittime e contagiati, a mortalità è invece il rapporto tra le vittime e la popolazione dell'area di riferimento (solitamente la popolazione mondiale, per le pandemie)

Il passaggio alla pandemia in realtà è formale ma anche sostanziale: implica un coordinamento rafforzato su scala globale, con misure dettate direttamente dall'OMS.

Qui trovate, per esempio, il procollo dettato nel 2007.

Molte delle misure richieste dall'OMS, comprese le più dure, sono in realtà già in vigore, soprattutto in Italia: in teoria potrebbero esserne richieste altre, come per esempio il blocco dei trasporti terrestri, ma non sembra essere questa la strategia. E' invece probabile che agli paesi venga imposto di allinearsi o quantomeno avvicinarsi alle restrizioni in vigore in Italia. E questo potrebbe in parte aiutare Roma, togliendo di mezzo l'effetto concorrenziale delle misure prese, economicamente pesanti, e finora non adottate da altri.

Benché in una pandemia non esista il "mal comune, mezzo gaudio" la dichiarazione dell'OMS non può che essere ben accolta in Italia.

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