Coronavirus: caccia al farmaco giusto e...all'untore

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Di Stefania De Michele
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Epidemia e episodi di razzismo: l'eredità del coronavirus

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Nonostante gli sforzi e l'impegno della comunità scientifica per contenere la malattia, in Europa continuano a verificarsi nuovi casi di coronavirus. Londra ha segnalato che un terzo paziente è ora in trattamento in un reparto di isolamento. Secondo fonti ufficiali, si tratta di persone che non hanno contratto il virus nel Regno Unito. In tutta Europa, da est a ovest, sono stati confermati più di due dozzine di casi in nove Paesi.

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A oggi non esiste una cura, ma i ricercatori europei stanno accelerando l'iter per sviluppare un percorso terapeutico. Il VirPath, laboratorio di Lione, in Francia, è all'avanguardia nei test per modificare in maniera efficace i farmaci esistenti. Il co-direttore della struttura, Manuel Rosa-Calatrava, fa una stima sui tempi: "Quindi - dice - il nostro obiettivo è ovviamente quello di valutare e, si spera, convalidare questi farmaci riposizionati entro un mese e mezzo, per poter proporre una soluzione terapeutica per i pazienti".

Coronavirus: la Cina e la caccia all'untore

La Cina ha accolto con favore la cooperazione internazionale, ma respinge fermamente la caccia all'untore che si è verificata in molti Paesi, con un aumento degli episodi di razzismo legati alla diffusione della malattia. Un punto affrontato dall'ambasciatore britannico di Pechino, Liu Xiaoming: "Naturalmente c'è anche un razzismo radicato - dichiara Xiaoming - penso, però, che con una crisi come questa, i Paesi dovrebbero stare uniti e la gente dovrebbe rendersi conto che abbiamo un nemico comune da affrontare".

Nella fioritura di pregiudizi, che interessa molti Paesi europei e non solo, un cittadino italiano di origine cinese ha postato questo video su Facebook. Una protesta personale nel centro di Firenze: in piedi con mascherina e benda davanti a un cartello in cui si legge: "Non sono un virus, sono un essere umano".

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